Un caffè con… Martina Francesconi – Head of Events & Partnership di Phyd

Radici trentine, milanese nell’anima. Martina inizia la sua avventura professionale nelle pubbliche relazioni per poi approdare negli eventi, che da 20 anni animano le sue giornate. Il suo motto è “continuos learning” per trovare sempre nuovi stimoli e nuove idee da mettere in pista. In un mondo che non smette di correre, ha deciso di non fermarsi mai (se non per cogliere il meglio dall’attimo).

Preparate il caffè e buona lettura del martedì!


Serendipity

1 – Raccontaci come hai iniziato la tua carriera nel settore degli eventi e dei media. Quali sono state le tue prime esperienze e quali ti hanno motivato a proseguire in questo campo?

Le mie prime esperienze lavorative sono state come Addetta Stampa & PR prima nel mondo Fashion in Karla Otto, a Parigi, per poi riapprodare a Milano in Burson Marsteller a seguito di un Master al Sole 24 Ore. Successivamente, in Buongiorno Vitaminic, nell’ambito del mobile entertainment, ho curato tutte le speaking opportunites per il top management a livello internazionale, considerato che era una startup di successo che stava ampliando i propri confini anche fuori dall’Italia. 

In modo del tutto naturale gli eventi hanno preso sempre più spazio nelle mie giornate lavorative e l’idea di abbandonare le media relations per focalizzarmi sui contenuti, i convegni e gli eventi aziendali mi attirava.  

Ecco perché non ho potuto dire di no a Istituto Internazionale di Ricerca (ora iKN Italy), dove sono entrata come Conference Producer fino a diventare Project Leader: creare ex novo le agende di grandi convegni analizzando, con il target di riferimento, i trend topic, interagendo con i top speaker e sviluppando nuovi format stava alla base delle mie attività. Un lavoro che ho amato profondamente sia perché ho toccato svariati settori (dal finance all’energy, dal healthcare al retail, dal fashion al FMCG) sia perché si lavorava in continua sinergia con il marketing per promuovere l’evento al meglio, con il commerciale per supportare le vendite e con la logistica per rendere l’experience indimenticabile. 


2 – Descrivi il tuo ruolo in Phyd Hub e come si è evoluto nel tempo. Quali sono le sfide più significative che hai affrontato?

Sono in Phyd (100% posseduta da The Adecco Group Italia) da tre anni e mezzo. Ho cambiato nel bel mezzo della pandemia con due bimbi, il più piccolo aveva a malapena 20 mesi: il progetto era nelle mie corde perché aveva un forte focus sui ragazzi che si stanno orientando nel mercato del lavoro e un’analisi attenta alle tendenze in ottica future. La sfida era quella di produrre 15 eventi in modalità full digital al mese, con l’obiettivo di far crescere la community a doppia cifra. Quando finalmente le restrizioni imposte dal Covid si sono ammorbidite, abbiamo messo un boost sulla nostra location di Phyd Hub in via Tortona 31, a Milano, con l’obiettivo di renderla “the place to be” per i nostri 50.000 utenti e per i clienti che quotidianamente occupano i nostri spazi con i loro eventi. Ecco qui che abbiamo collaborato con università, associazioni e influencer per spingere il nostro palinsesto, creando anche eventi fisici in Phyd Hub: dopo anni chiusi in casa, non è stato semplice riportare le persone agli eventi e la parte esperienziale per un intero anno l’ha fatta da padrona. 


3 – Hai menzionato di trarre ispirazione dall’estero. Quali sono le fonti principali da cui attingi idee e nuove tendenze nel settore degli eventi? 

Ho avuto l’opportunità di visitare parecchie fiere, soprattutto nell’ambito retail, all’estero: l’NRF Big Show a New York, momento di riferimento per i retailer a livello globale, l’Euroshop di Düsseldorf piuttosto che il World Retail Congress, evento itinerante con un forte focus sulle best practice anglosassoni. Immergersi in contesti internazionali aiuta innanzitutto a capire quali sono i nuovi format di tendenza e capire come traslarli in un contesto italiano è la vera sfida.

Un esempio: in UK e US è usanza celebrare le “rising stars” del settore e i successi degli under 30 nelle aziende. Piuttosto che trovare sempre nuove modalità per costruire delle serate di gala che non siano noiose e ripetitive. Il mercato italiano non è attratto dagli Awards, spesso i partecipanti degli eventi non sanno fare networking o non sono interessanti. Trovare nuove formule per creare delle iniziative di reale valore per chi vi partecipa è la chiave. Per creare per un passaparola efficace e un ricordo indelebile nei partecipanti. Vedere che hai trovato il modo giusto per fare qualcosa di appealing con un pubblico nuovo non ha prezzo. 


4 – In che modo coinvolgi i giovani nel tuo lavoro? Quali strategie utilizzi per incoraggiare la partecipazione e il loro sviluppo professionale?

Le nuove generazioni sono un portento: farsi contaminare dalle loro idee sugli hot topic del momento come sostenibilità, intelligenza artificiale, D&I e wellbeing aiuta a capire come parlare ai loro interessi. Spesso mi metto in ascolto: costruire eventi i cui temi partono proprio dai loro suggerimenti arricchisce sia il nostro team, che non smette d’imparare, sia i ragazzi stessi che vedono le loro idee poi realizzate in momenti tangibili e coinvolgenti. Spesso gli under 30 ci danno ottimi tips per rendere i talk interattivi, trovare degli story angle diversi e creare dei momenti di networking dai quali ricavare dei takeaways di valore sui quali riflettere anche post evento. 

Un suggerimento per le aziende che vogliono attrarre nuovi talenti: per la Generazione Z trovare un lavoro in linea con i propri studi e flessibile, nonché riuscire ad avere un buon work life-balance è fondamentale: ad oggi il 20% del totale degli assunti appartiene a questa generazione e le aziende non possono ignorare cosa è rilevante per loro o meno. 


5 – Se avessi un super potere quale sarebbe e come lo utilizzeresti nel tuo lavoro?

A volte vorrei essere come Megapower del libro di mio figlio “Max e i supereroi”. Megapower È coraggiosa, è in grado di riprogrammare computer e disattivare bombe, ha l’ultravista ed è incredibilmente forte, ma è anche la mamma di Max, che la sera indossa il pigiama e racconta le storie ai propri bimbi prima della nanna.

Spesso le aspettative di noi madri lavoratrici sono altissime ma ogni tanto diventa difficile controllare tutto (e lo dice una perfezionista!), qualche pezzetto salta. Per me è fondamentale prendersi con autoironia e stabilire delle priorità. 


Credits 

Intervistatore: Sara Fuoco
Instagram: @sarafuoco
LinkedIn: Sara Fuoco

Intervistato: Martina Francesconi
LinkedIn: Martina Francesconi

Illustrazione di: Carlotta Egidi
Instagram: @carlottaegidi89