Roberto trova attrazione per la regia nei 3 anni trascorsi a girare per il mondo e la concretizza con l’iscrizione al master IED in Event Management a Milano, dove scopre nella tecnologia e nell’organizzazione, potenti alleati per dare forma e connettere insieme tutte le parti di un’idea. Da allora si dedica notte e giorno alla direzione di show sempre più grandi, più innovativi e di più successo, con la costante ricerca di nuovi spunti creativi e tecnologici.
Oggi è Live Show Director e per farvi qualche esempio, ha lavorato ad eventi come XFactor 13 – La Finale, Maserati MMXX 2020 (BEA Italia & BEA World winner), Porsche e molti altri…
Preparate un buon caffè e buona lettura del martedì!
1 – Hai scoperto il tuo lato creativo nel campo della fotografia. Hai pubblicato libri e organizzato mostre con i tuoi scatti. Come si è evoluto il tuo percorso e come sei arrivato ad oggi?
La fotografia è stato il primo linguaggio che ha stimolato realmente la mia creatività e le mie abilità artistiche. L’ho scoperto e sviluppato durante i 3 anni in cui ho viaggiato in giro per il mondo, con lo zaino in spalla e via, pedalare: Australia, Nord America, Centro e Sud America, Sud Est Asiatico. Un’esperienza di vita che è difficile esprimere a parole ancora oggi.
È un qualcosa che mi ha toccato nel profondo, che mi ha formato, che mi ha stimolato.
Un periodo che mi ha insegnato a stare da solo e di conseguenza a stare bene con gli altri, che mi ha insegnato la fiducia verso gli altri, che mi ha insegnato ad apprezzare il diverso. Senza cellulare, ma con la mia macchina fotografia attraverso la quale ho documentato tutto. Al mio ritorno, quei 500GB di foto e video mi sembravano sprecati da tenere dentro a un hard-disk, quindi ho iniziato a stamparli e a mostrarli in qualche mostra fotografica. Il mio vero primo approccio al mondo degli eventi l’ho avuto in questa fase, a mia insaputa, salendo su qualche palco per raccontare la mia esperienza. Nel frattempo ho seguito un master in fotografia avanzata presso l’accademia di fotografia “John Kaverdash” di Milano e ho lavorato in uno studio fotografico sempre a Milano, prima di iniziare un master in Event Managment allo IED, lo stesso corso curato da Andrea Baccuini di cui lui stesso ha parlato con voi durante il suo caffè :).
Qui ho conosciuto le mille professionalità che stanno dietro ad un evento, mi sono appassionato e ho studiato tutta la parte tecnica (audio, video, luci, effetti speciali, automazioni, camere, ecc). E’ durante questo anno che, parlando con alcuni registi, ho letteralmente sentito che quello che mi stavano raccontando me lo sentivo addosso, sentivo che era come se lo stessi già facendo. Non per ultimo, in questo anno di master ho iniziato ad approcciare la tecnologia in modo professionale e ho scoperto che è uno strumento dalle potenzialità infinite. Penso che la tecnologia sia a tutti gli effetti uno strumento per esplodere la creatività di ognuno di noi.
Con un pò di tenacia e testardaggine, ho poi iniziato a collaborare con alcuni registi del mondo degli eventi che mi hanno insegnato un metodo fatto di precisione e organizzazione delle idee. Proprio quello che mi serviva in quel determinato momento del mio percorso di formazione. Questo metodo è stato, ed è tutt’ora, quello strumento che mi consente di mettere a terra le idee. In fin dei conti le idee spesso sono di chi le realizza, non di chi le ha.
L’ultimo tassello è stato quello di modellare questo metodo di lavoro sulla mia persona, sulle caratteristiche del mio carattere per renderlo veramente mio, per far si che fosse riconosciuto come elemento distintivo e caratterizzante degli eventi di cui seguo la regia.
2 – Esistono degli strumenti fondamentali per essere creativi. Quali sono i tuoi?
Come in tutti i campi, io penso che anche nella creatività, nella creazione di uno show, di qualsiasi tipo sia, ad un certo punto la creatività debba concretizzarsi, debba diventare reale. Non può rimanere astratta. O per lo meno, lo deve essere per un determinato periodo di tempo, soprattutto nella fase iniziale, ma poi deve trasformarsi in un qualcosa di reale, di godibile.
Per aiutare questa trasformazione, o anche solo per aumentare la resa e l’impatto scenico, qualsiasi idea, qualsiasi performance, che piaccia o no, ha bisogno della tecnologia. Se esce un nuovo tipo di tecnologia in campo illuminotecnico, è indubbio che quella determinata performance venga maggiormente valorizzata con quest’ultima piuttosto che con una tecnologia di 5 anni fa. E’ in questo senso che reputo fondamentale conoscere la tecnologia, conoscere la tecnica, essere aggiornato e continuare in maniera costante il percorso di formazione sulle nuove tecnologie.
Negli anni, ho notato che la creatività nuda e cruda, così come nasce dai primi brainstorming, è un pò scollata dalla parte tecnica. Questo perchè i due linguaggi, quello del team creativo e quello del team tecnico possono essere molto diversi tra loro. Attraverso la conoscenza della tecnica e della tecnologia, mi è venuto naturale pormi in quel vuoto. Ritengo questo spostamento di pedina, queste conoscenze non solo strategiche ma anche fondamentali per una figura come la mia, un elemento in più che rende la resa scenica più impattante ed ottimizza i processi produttivi.
Non a caso, mi piace pensare che qualunque forma d’arte sia il perfetto connubio tra estro creativo ed esattezza matematica.
3 – I live dei grandi eventi mettono in moto macchine gigantesche, squadre di professionisti che danno vita a spettacoli e show più o meno complessi che richiedono la massima precisione e concentrazione. Quanto è importante saper coordinare tutti i reparti del dietro le quinte per realizzare una buona regia di un evento?
Secondo il mio modo di pensare e la mia metodologia di lavoro, un evento è ben riuscito, non solo se avrà un determinato standard di resa scenica complessiva finale, ma anche se si saranno ottimizzate le energie e il tempo di tutta la squadra. Un evento dove la squadra si muove all’unisono, è coordinata, è organizzata, dove vengono rispettati i tempi e le esigenze di tutti, dove le informazioni sono chiare e seguono determinati flussi di divulgazione, dove delegare non è un problema, è per me motivo di orgoglio e soddisfazione, e, in quanto regista e direttore live, mi sento responsabile di questo aspetto.
È un qualcosa a cui tengo molto e che occupa uno dei primi posti nella mia lista delle priorità in evento.
Infine, aggiungerei anche che alla base di tutto ci deve essere il rispetto, soprattutto in sede di lavoro. Per intenderci: la classica frase “scusami, ma non sono molto bravo con i nomi, mi puoi ripetere il tuo?” non può e non deve esistere. Fare il regista, significa farlo tutti i giorni, quando vai a prendere il pane, o quando bevi una birra con gli amici. Se alleni la tua gentilezza, la tua calma, il dialogo, la tua empatia in queste occasioni, ti troverai sicuramente pronto a quando serviranno in evento.
Quindi, sì, coordinare tutti i reparti è fondamentale per tutto e per tutti, compreso per la realizzazione di una buona regia dell’evento.
4 – Tra i tanti eventi ai quali hai lavorato tra Italia ed Estero, ce n’è uno speciale che vuoi raccontarci?
Nell’estate del 2020 ho lavorato alle regia live dell’evento di lancio mondiale della nuova Maserati MC20. Questo evento me lo ricordo perchè venivamo da un periodo complicato per l’intero settore, dove sentivo la responsabilità e la fortuna del momento, dove mi ricordo il grande clima di squadra che si era creato nei mesi precedenti all’evento.
E’ stata una grande world premiere, maestosa, teatrale, sudata e complicata. Una premiere collegata simultaneamente con 5 città nel mondo, con effetti di realtà aumentata outdoor (attraverso la calibrazione del più grande outdoor ledwall mai calibrato fino a quel momento), con numerosi eventi collaterali sul territorio. Un evento dove ho collaborato con grandi colleghi e amici, i top del mercato. Me lo ricordo per quella tempesta a 72 ore dall’evento che ha allagato ogni cosa e ribaltato il supporto per telecamere e cineprese denominato jimmy jib.
Un grande sforzo comune dove tecnologia e arti performative si sono fuse insieme in un linguaggio insolito per quel tipo di evento.
Me lo ricordo anche per quel meritato primo premio al Best Event Award 2020.
5 – Se avessi un super potere quale sarebbe e come lo utilizzeresti nel tuo lavoro?
Vorrei poter diffondere, in determinati momenti, il sentimento del “non prendersi troppo sul serio”, di non rendere le cose più complicate di quelle che sono nella realtà. A volte noto questa tendenza a tirare fuori sempre dei “però” anche quando non ce n’è realmente bisogno, come se quei “però” dessero maggiore valore all’operato di ciascuno di noi.
Una cosa cerco sempre di tenere a mente: è proprio quando gli eventi sembrano semplici agli occhi dei tuoi colleghi / clienti, che hai lavorato bene.
Credits Intervistatore: Sara Fuoco Instagram: @sarafuoco Linkedin: Sara Fuoco Intervistato: Roberto Pagliani Instagram: @robypagliani Linkedin: Roberto Pagliani www.robertopaglianieventi.it Illustrazione di: Carlotta Egidi Instagram: @carlottaegidi89