Qualche giorno fa, prima della chiusura dell’esposizione all’Exclusive Urban Art Gallery abbiamo visitato la mostra “In Your Face”, la prima personale di Harry Greb.
Tra gli street artist italiani più citati, discussi e amati, Harry Greb è sicuramente uno degli autori più interessanti della scena romana. La mostra “In your face” composta da oltre 30 opere ha raccontato, senza complimenti, fatti ed eventi che hanno segnato la nostra storia più recente, secondo il suo punto di vista originale, diretto, cinico e irriverente. L’artista che da più di un anno racconta tempi e avvenimenti attraverso poster lasciati negli angoli della città, ha deciso di far uscire le sue creazioni da gallerie e showroom per renderle pubbliche, ricevendo una popolarità inaspettata. Dallo “schiaffo del Papa” , agli omaggi a Proietti, Harry Greb ha così fatto il salto di qualità, rendendo noti i suoi lavori, ma non la sua identità.
L’anonimato, in un certo senso una contraddizione visto il clamore ottenuto, è una scelta precisa dell’artista. “voglio preservare la mia vita privata , esprimendo me stesso attraverso le mie creazioni”.
Nato come grafico, poi una carriera nella moda, specificatamente in quella che viene definita “street wear”, Harry Greb può considerarsi un creativo che usa la strada e le pareti della città come supporto per la sua arte.
La stretta di mano tra Trump e Putin, “dietro una bandiera a rappresentare le lobbies che muovono le scelte politiche, davanti la striscia della scena del crimine”, oppure come già detto sopra, Papa Francesco nei panni di Kill Bill o in quelli di un avversario di Bruce Lee per ironizzare sul gesto compiuto dal Pontefice durante una notte di Capodanno nei confronti di una fedele, ad altri murales forse meno noti, che hanno raccontato tempi e avvenimenti della quotidianità della città: Raggi e Zingaretti che “dondolano” sui rifiuti di Roma, quello sulla Pandemia da Coronavirus.
Non murales nel vero senso del termine. Prima arriva l’idea, poi segue l’elaborazione al computer.
Per realizzare le mie opere non utilizzo spray o vernici direttamente sui muri, sono una sorta di poster. La creazione viene stampata, ritagliata, lavorata con i pennelli, acrilico o spray. Se mi soddisfa la metto in strada, basta incollarla. Ho sempre fatto opere di pop art, ho dipinto personaggi e situazioni in modo irriverente, sdrammatizzando le tematiche attuali e senza mai offendere nessuno. Esponendo nelle gallerie, nei locali e negli showroom ho pensato che era come relegare le mie creazioni dentro una scatola: così ho iniziato a metterle per strada. Da li è nata un’inaspettata popolarità.
Roma è una città in cui l’arte di strada comunque sembra vivere un momento florido “Ci sono parecchi interpreti e questo è un bene: più c’è fermento artistico e più escono fuori idee interessanti. Spero possa sempre essere con etica, per suscitare emozioni e far riflettere”.