Davide Quayola a Palazzo Cipolla a Roma

Classe 1982, artista di origine romana e tra i più importanti esponenti della media-art a livello internazionale, Davide Quayola appartiene a quella rara dinastia di creatori d’arte che, inventando un loro codice espressivo personale e nuovo linguaggio artistico/comunicativo, hanno ri-masterizzato la storia dell’arte attraverso la sua visione.

La mostra monografica è in esposizione a Roma fino a domenica 13 febbraio a Palazzo Cipolla e presenta un panorama completo della creazione dell’artista attraverso un viaggio immersivo nei principali temi della sua arte computazionale. L’edificio storico di Palazzo Cipolla è lo spazio ideale per esporre la storia dell’arte di Quayola, animata da un confronto permanente tra l’educazione classica dell’artista e il suo uso quotidiano dei mezzi di espressione visiva più futuristici. Le opere esposte, realizzate tra il 2007 e il 2021, ci presentano una panoramica del processo creativo dell’artista, passaggi temporali, futuri anticipati e passati ricostruiti.

photo by Alessandro Benvenuti
photo by Alessandro Benvenuti
photo by Alessandro Benvenuti

Quayola utilizza gli algoritmi che regolano il mondo digitale non soltanto o non semplicemente per creare delle opere d’arte, ma piuttosto per scandagliare, con le infinite opportunità che la tecnologia gli offre, il processo di ricerca che è alla base dell’opera d’arte stessa, per esplorare la moltitudine di possibilità di concretizzazione dell’idea creativa.

Utilizzando sistemi di robotica, Intelligenza Artificiale (AI) e software generativi, l’artista trasforma la tecnologia computazionale in una nuova tavolozza: dipinti rinascimentali e del barocco sono trasformati in complesse composizioni digitali attraverso metodi computazionali e sculture ispirate alla tecnica michelangiolesca del non-finito sono scolpite mediante mezzi robotici. Seguono rappresentazioni della natura, prodotto di un’arte generativa che evidenzia l’affascinante – benché paradossale – somiglianza tra il mondo naturale e quello digitale.

Dinanzi a videoproiezioni, sculture, e stampe ad altissima definizione, gli spettatori hanno la possibilità di confrontarsi con le incredibili potenzialità artistiche di questi mezzi espressivi – lontane dai cliché di una tecnologia disumanizzata – e di acquisire, inoltre, indispensabili strumenti di lettura della nostra società contemporanea. Scomponendo, frammentando ,riorganizzando e dunque ricostruendo nuovi canoni estetici del tutto inediti, Quayola dichiara quanto sia fondamentale il dialogo costante con i grandi maestri dell’arte classica, quali Raffaello, Botticelli, Rubens, Bernini, a cui fa riferimento per  i bozzetti e i disegni preparatori, perché ciò che è incompiuto gli consente – come egli stesso ammette – di allontanarsi dall’idea di rappresentazione per concentrarsi sul processo.

photo by Alessandro Benvenuti
photo by Alessandro Benvenuti

Il linguaggio unico e contemporaneo dà vita ad una mostra che è in grado di avvicinare i puristi della tradizione ai nuovi codici espressivi derivanti dalle tecnologie più attuali, le quali, lungi dall’essere asettiche e “disumanizzate”, si mettono al servizio dell’atto creativo in tutte le sue forme, offrendo all’artista ed ai suoi fruitori nuovi strumenti per esplorare l’affascinante mistero del fare arte.

Parte integrante della mostra e massima espressione della capacità innovativa e tecnologica di Quayola è la presentazione delle sue sculture robotiche: in questo caso, il dialogo con i grandi artisti del passato e soprattutto con Bernini è alla base dello sviluppo di un corpo scultoreo mai visto, realizzato con il supporto di un sistema robotico AI. Un mondo computazionale visto di sovente agli antipodi del regno naturale, ma che Quayola reinterpreta mostrando come l’arte generativa sia forse il mezzo ideale per esplorare la natura. Le sue serie botaniche come Jardins d’été mettono in luce l’affascinante, anche se paradossale, somiglianza tra il mondo naturale e quello digitale. Con una natura artificiale così vicina nella sua verità al mondo naturale, l’Artista inventa una nuova forma di Impressionismo.
 
Sviluppando opere che assumono sia una forma immateriale (come i video) che materiale (come le stampe o le sculture), l’artista ci illumina sul paradosso di un’immaterialità che è di fatto una nuova forma di materialità.
Usciti dalla mostra, Quayola ci invita a riflettere come, nella nostra era digitale, l’arte può aiutarci a pensare e comprendere da un punto di vista diverso, il mondo in cui viviamo.

photo by Alessandro Benvenuti