Dal 16 al 22 settembre al MAXXI di via Guido Reni a Roma, verrà esposta la collezione Lemaìtre una video esposizione sospesa tra arte e cinema.
La collezione di Isabelle e Jean-Conrad Lemaître rappresenta una delle rare collezioni private interamente dedicata alla videoarte, ed è costituita da oltre 150 opere di artisti internazionali che provengono da paesi come Argentina, Messico, Israele, Libano, Lituania, Estonia, Turchia, Giappone e Cina, tra gli altri.
Le opere video sono state finalmente accettate come opere d’arte. Prima erano considerate solo un prodotto di consumo, proprio come lo era stata la fotografia
Isabelle e Jean Conrad Lemaitr
Se agli inizi della loro collezione Isabelle e Jean Conrad Lemaìtre si erano concentrati sulle opere di artisti gia affermati, ora lo spirito che guida il loro progetto è quello di dare visibilità e sostenere i giovani video artist, gli emergenti, coloro che ancora non hanno avuto la loro occasione.
Attualmente i Lemaìtre sono partecipanti attivi alle mostre museali nonché organizzatori di festival dedicati tra cui Art Rights Prize, il primo premio digitale per artisti emergenti nelle categorie pittura, fotografia, video-arte, arte digitale e street art.
Originalità dei lavori, profondità dei contenuti e qualità tecnica sono gli elementi che legano le opere in visione che comprende sia le opere storiche di artisti quali Gillian Wearing, Mark Wallinger, Tacita Dean, Isaac Julien, Steve McQueen, Keith Tyson, Mario Garcia Torres e Sebastian Diaz Morales, solo per citarne alcuni, che le nuove acquisizioni più recenti.
Tutte le creazioni sono caratterizzate dall’influsso del cinema come orizzonte estetico e modello culturale, ribadendo sempre il medium video come strumento indispensabile per una contaminazione tra cinema e videoarte analogica e digitale, tra immagine fissa e immagine in movimento.
Il programma di screening delle 18 opere video si articola in due sezioni, e parte da una estetica del genere documentarista, caratterizzato da una decisa influenza dei generi sociali legati ad una trasformazione dovuta alla globalizzazione, per poi proseguire in una esplorazione dei limiti della rappresentazione che si trovano tra una visione artistica ed un documentario, tra realtà e finzione, fino ad arrivare ad una destrutturazione dei codici del linguaggio cinematografico, elaborato attraverso ricerche sperimentali delle strutture narrative.