Un caffè con… Gianlorenzo Mortgat – Live Show & Event Artistic Director

Direttore artistico e regista, Gianlorenzo è un freelance da sempre, da quando frequentava ancora il mondo del cinema e della pubblicità. Nel 2002 ha incontrato gli eventi e ne è rimasto folgorato: da allora, collabora con le maggiori agenzie cercando sempre di portare un valore aggiunto ad ogni progetto in cui è coinvolto.

Preparate e il caffè e buona lettura!


Nel mio lavoro, bisogna pensare come un creativo, ma agire come un ingegnere

Gianlorenzo Mortgat

1 – Come ti sei approcciato al mondo degli eventi? Era il tuo sogno da sempre?

A dirti la verità, il mio sogno di ragazzo non era lavorare nel mondo degli eventi. Ti racconto un aneddoto.

Quando avevo 14 anni, mentre tutti i miei amici si occupavano di cose appropriate alla loro età come ascoltare i Rolling Stones, Madonna o i Duran Duran e andare a ballare in discoteca… io guardavo i film di Tobe Hooper, John Carpenter, Sam Raimi e, naturalmente, Dario Argento. Ispirato dalle loro opere, ho iniziato a quell’età a girare dei cortometraggi. 

Un giorno, ho scoperto che Dario Argento era a Torino per la promozione di un film. Beh, ho chiamato tutti gli alberghi della città, chiedendo se per caso alloggiasse lì il Maestro, e ad un certo punto sono riuscito a scoprire effettivamente dove si trovasse. Gli ho scritto una lettera, ho pregato mia sorella di accompagnarmi in macchina (non avevo ancora l’età per avere la patente!) e ho lasciato la lettera in reception alle 10 di sera.

Non ci crederai, ma non solo gliel’hanno fatta avere. Il Maestro l’ha letta e la mattina dopo mi ha chiamato. Puoi immaginare l’emozione. Così, tra di noi è nata una bella corrispondenza e io l’ho eletto a mia musa ispiratrice.

Per rispondere all’altra domanda, invece, devo dirti che il mondo degli eventi l’ho approcciato decisamente più tardi, nel 2002. All’epoca collaboravo con Filmmaster, e quell’anno sono andato assieme a Marco Balich, l’allora direttore creativo della società, a Salt Lake City in occasione della cerimonia per il Flag Handover Torino 2006. L’esperienza mi è piaciuta così tanto che, da allora, non ho più mollato il mondo degli eventi. 


2 – Sei Direttore Artistico e Regista. Come vivi il tuo lavoro e come ti piace farlo?

Sono un freelance, è vero, ma non mi vedo come un fornitore rispetto alle agenzie. Mi sento più un collaboratore, ti direi quasi un partner. Perché fin dal principio di un progetto lo vivo appieno e mi ci dedico completamente. Il dialogo con l’agenzia è quotidiano e costante, dall’inizio alla fine dell’evento. 

Il nostro è un lavoro basato sulla fiducia, è importante stabilire dei legami solidi con i propri collaboratori e… partner, appunto! 


3 – Del tuo lavoro, quali sono gli aspetti che più ami e trovi stimolanti e quali ti piacciono meno o vorresti cambiare?

Innanzitutto, lasciami fare una differenziazione tra aspetti che amo e aspetti stimolanti – perché per me non sono la stessa cosa. Definirei stimolante la ricerca del nuovo, delle soluzioni artistiche più appropriate, delle innovazioni tecnologiche più avanzate. Quella cosa che fa scattare la scintilla, insomma. Quello che amo è poi vedere come, da quella scintilla, l’evento si concretizza e prende forma, in genere mesi dopo. Seguire le prime prove, l’allestimento… Amo quando mi rendo conto che le mie idee non sono ‘solo’ idee, ma cose pratiche che devono funzionare.

Amo molto avere cognizione e supervisione di tutto quel che succede, dal particolare all’universale: da quale tovaglia e centrotavola mettere sul tavolo del catering, al passo del LED, al tipo di luci. Perché credo ci debba sempre essere un motivo preciso, dietro ogni scelta. La coerenza artistica è importante, altrimenti si riduce tutto ad un “ho scelto questo perché costava di meno”

E veniamo a quello che non amo. È semplice, non amo le gare. Non vorrei entrare troppo nel dettaglio, ma le gare sono davvero sfinenti. Il tempo è sempre pochissimo anche quando si tratta di progetti molto importanti, in gara ci sono sempre troppe agenzie, il cliente viene bombardato da troppi documenti…


4 – Insegni allo IED e alla Cattolica. Quanto è importante la formazione per chi vuole iniziare il proprio percorso lavorativo nel settore?

Mi piace molto insegnare e lo faccio con grande trasporto. Quello che cerco di trasmettere ai miei studenti è un sistema di valori, prima che di nozioni, perché credo che passione ed empatia siano alla base di questo lavoro. In verità, credo che siano alla base di quasi tutto quello che facciamo nella vita e di ogni incontro. 

Quello che cerco di fare con gli studenti è tentare di installare in loro la curiosità, di accendere un fuoco di passione che possa poi tramutarsi in un lavoro. La formazione è fondamentale, ma la cosa più importante è la pratica: non c’è allievo migliore di quello formato sul campo. Potremmo dire che la teoria è importante, ma la pratica fa la differenza.


5 – Se avessi un super potere, quale sarebbe e come lo utilizzeresti sul tuo lavoro?

Mi piace molto la parola superpotere e ancora di più la parola super. Ma in questo momento vorrei concentrarmi sulla parola potere. Perché sai, sul lavoro mi basterebbe avere il potere spirituale e filosofico di trasmettere alle persone intorno a me quella passione che è stata il filo conduttore di questo caffè, e che è il filo conduttore della mia professione. 

Un superpotere forse preferirei averlo nella vita privata, ma sto ancora cercando quello giusto per me, ci sto lavorando. Vorrà dire che del superpotere parleremo la prossima volta! 

Ah, non bevo più caffè da quattro anni, posso avere uno spritz?


Credits  
Intervistatore: Sara Fuoco  
Instagram: @sarafuoco  
Linkedin: Sara Fuoco  

Intervistato: Gianlorenzo Mortgat
Sito: www.gianlorenzomortgat.com
Instagram: glmortgat
Linkedin: Gianlorenzo Mortgat

Illustrazione di: Carlotta Egidi   
Instagram: @carlottaegidi89