SOUND ON: il podcast, un medium a supporto dei brand

Ben ritrovati nel salotto sonoro di “Sound On”. Complice il mood post-vacanze, abbiamo deciso di partire da quello che spesso è un ottimo intrattenimento durante le vostre sessioni di workout, oppure durante i vostri viaggi verso l’ufficio, che siano in auto, in metro o a piedi!
Di cosa stiamo parlando? Ma sì! Lo avete già capito! Mettete le cuffie o gli auricolari e premete play, alla scoperta dei podcast!

Si parla ormai sempre più spesso di podcast. Ma cosa significa questo termine e, soprattutto, che cos’è un podcast?
La parola podcast deriva dalla fusione dei termini iPod e broadcasting. Fece la sua comparsa per la prima volta in un articolo pubblicato da Ben Hammersley per il quotidiano “The Guardian”, il 12 febbraio del 2004. Questa è considerata la data di nascita di questo medium che ha rivoluzionato la scena della comunicazione mondiale. Nel suo articolo, intitolato “Audible Revolution”, si domandava quale potesse essere il giusto termine da adottare per definire questa nuova modalità di distribuzione dei contenuti audio. Da quel giorno, la parola podcast ebbe un tale successo che cominciò a radicarsi capillarmente nel mondo della tecnologia e, infine, del linguaggio popolare. Tanto che, nel 2005, il New Oxford American Dictionary sancì il termine “podcast” parola dell’anno.

Nel 2022 potrebbe non sembrarti così chiaro il collegamento tra iPod e podcasting. Devi tuttavia afferrare dalla tua mente i ricordi legati al boom che questo nuovo lettore di musica digitale targato Apple ebbe agli inizi del decennio. L’iPhone, inoltre, ancora non esisteva essendo stato lanciato da Steve Jobs nel 2007, quando andò ad integrare e soppiantare gradualmente il ruolo dell’iPod. Per quanto riguarda invece la parola broadcasting, viene definita come la “diffusione di programmi radiotelevisivi da una singola stazione emittente alle varie riceventi”.

La tecnologia del podcasting con la sua assenza di vincoli spazio – temporali e la sua caratteristica mobile va al di là persino del broadcast (presenza in un determinato spazio – connessione per un determinato tempo).

Con il termine podcast si fa riferimento a contenuti audio originali, solitamente di natura seriale a episodi, che sono resi disponibili on demand su Internet. Da un punto di vista puramente tecnico, i podcast sono programmi audio, solitamente di natura seriale a episodi, che si scaricano da Internet sul proprio smartphone attraverso piattaforme dedicate. Non sono (soltanto) programmi radiofonici, anche se molte stazioni utilizzano con successo le piattaforme di distribuzione dei podcast per ospitare le repliche on-demand delle loro trasmissioni. Non sono neppure un fenomeno nuovo, anzi: risalgono ai primi duemila, quando la facilità di accesso alle tecnologie di registrazione audio e di distribuzione via internet diedero vita a un formato nuovo che si poteva scaricare gratuitamente e ascoltare sul proprio iPod (tanto che il «pod» nel nome è un riferimento abbastanza diretto al player mp3 di Apple). Se un programma radiofonico viene definito da una lunghezza prestabilita e da tempi irregimentati dalle pause e dagli stacchi, un podcast è invece composto da puntate in forma libera (anche se tutti i podcast hanno, bene o male, una struttura) ed è definito principalmente dall’argomento trattato, senza imposizioni su formato o durata. Questa fluidità che rende un po’ complicato dare una definizione immediata di podcast è anche la grande forza del medium, che si presta a raccontare, parlare e far parlare di qualsiasi argomento.

Ci sono infatti podcast per tutti i gusti e tutti gli interessi: dai racconti seriali, dai corsi di lingua a quelli di crescita personale, dalle chiacchierate fra amici appassionati di uno specifico argomento ai bollettini sulle notizie di attualità o sulle ultime novità di uno specifico settore. L’orizzonte dei podcast, grazie alla facilità di accesso agli strumenti di produzione e alla creatività dei creatori, è potenzialmente sconfinato.

Il podcast raggiunge 13 mln di italiani al mese. Il 53% sono appassionati. Il 57% lo sceglie in base al tema. "Uno strumento dalle grandi potenzialità che si rivolge ad un pubblico esigente che stima i brand editori" (OBE)

Il podcast è un vero e proprio media per diffondere voce e valori di un brand. 

I grandi brand, di conseguenza, si sono trasformati in editori, avvicinandosi alla produzione di branded podcast: McDonald’s, MINI, Tinder, General Electric e Samsung, Chiesi, solo per citarne alcuni, ne hanno capito fin da subito le potenzialità e lo stanno implementando sempre di più nelle loro strategie di marketing.

L’audio è la modalità preferita dalle nuove generazioni. A questo punto so che lo state gridando insieme a noi. E, per certi, anzi molti versi è proprio così. Infatti, lo streaming audio non è più solo uno strumento per seguire le tendenze, ma un modo per esprimere la propria personalità. Un vero e proprio strumento per dare voce al brand. Si tratta di un nuovo canale di comunicazione esclusivamente audio che permette al brand di creare una relazione intima, autentica e profonda con i consumatori e quindi ascoltatori. Un medium a tutti gli effetti, con le sue peculiarità e le proprie best practice. E questo, i brand che vogliono farsi sentire, lo sanno. Per altri, invece, non è altro che una trasposizione online del medium radiofonico… stesse regole, stesso tone of voice, stessi tempi e scrittura. Se invece volete sedervi virtualmente con i vostri clienti in un bar e prendere un caffè insieme a loro, il branded podcast è lo strumento più adatto. Lo strumento si presta anche alla creazione di contenuti dedicati ai dipendenti, alla forza vendita, alla formazione. Il branded podcast è inoltre una forma di content marketing, ovvero una strategia di marketing che per promuovere l’azienda e i suoi valori prevede la creazione di contenuti che siano di interesse, utilità o svago per il pubblico. In sostanza, è una pubblicità che gli utenti vogliono ascoltare.

Sul fronte adv emergono valutazioni importanti. L’80% ricorda di aver sentito una pubblicità, il 76% podcast sponsorizzati e il 70% branded podcast. Questi dati confermano l’elevato coinvolgimento e ricordo del media sonoro. Tanto che, chi questo mondo fatto di suoni lo sta costruendo ogni giorno (vedi Spotify), ha anche trasformato il modo di comunicare al proprio interno, introducendo anche in Italia nel 2022 i Podcast Ads. Sì, perché si è visto che non sempre funziona il buttare lì un asset pubblicitario concepito inizialmente per la radio. L’esperienza di ascolto è diversa, è più intima e l’ascoltatore raramente apprezza bruschi cambi di mood, magari con musiche sparate che poco rispettano la bolla in cui ci siamo dolcemente accomodati. Un pò come essere buttati giù dal letto proprio nel punto cruciale di un bel sogno. Il Podcast Ad è invece concepito specificamente per un titolo o per un genere con caratteristiche estremamente simili. Il messaggio pubblicitario è pertanto organico e si inserisce in modo fluido nel flusso d’ascolto. Ad esempio, questa tipologia di spot cercherà di avere una soundtrack coerente con quella del podcast, così come ne ricalcherà il linguaggio, i tempi ed il tone of voice. Il risultato, per l’ascoltatore (ovvero il nostro target), dovrebbe essere ben diverso. 

Insomma, il suono è un linguaggio a sé. Ha le sue regole e la magia di rivelare quello che in molti chiamano “Il Teatro della Mente”, stimolando immaginazione e fantasia dell’ascoltatore. È un linguaggio per molti versi interattivo che presuppone non solo un ascolto passivo, ma la possibilità di andare ben oltre dialogando direttamente con i nostri pensieri.


Sito: Evoke The Spectrum 
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