Più di ottanta fotografie, video, libri e riviste, la retrospettiva è dedicata a uno dei più importanti fotografi della Cina contemporanea, tragicamente scomparso nel 2017 a soli ventinove anni.
La fotografia di Ren Hang è un inno all’uomo, al suo corpo, alla sessualità, alla bellezza e alla vulnerabilità.
Le sue immagini mettono in relazione i sentimenti, i desideri, le paure e la solitudine delle giovani generazioni in Cina in modo quasi ironico, attraverso la loro corporeità.
Il nudo è al centro del suo lavoro.
Gli esseri umani vengono al mondo nudi, quindi il corpo nudo rappresenta la versione originaria delle persone. Fotografando i nudi, si coglie l’esistenza più reale e autentica
Racconta Ren
Ren Hang è nato nel 1987 a Changchun, nella provincia di Jilin, in Manciuria, e comincia a fotografare da autodidatta fin dai primi anni del liceo. A diciassette anni si trasferisce a Pechino dove studia pubblicità. Lascia presto l’università per dedicarsi alla fotografia. Scatta con piccole macchine fotografiche compatte da 35mm, maneggevoli ed economiche, che confessa di rompere abitualmente. Ne fa un uso quasi ossessivo, scattando incessantemente. Il suo compagno di stanza e i suoi amici sono i suoi primi soggetti, ma presto riceve sempre più richieste da coetanei suoi ammiratori che si offrono come modelli.
Le sue opere sono state considerate come una forma di ribellione alle convenzioni di un regime restrittivo, quello della Repubblica Popolare Cinese, in cui i nudi e l’editoria indipendente, in particolare l’autopubblicazione, sono considerati illegali.
Non considero il mio lavoro come un tabù, perché non penso tanto al contesto culturale o politico… Non è mia intenzione sfidare i limiti, faccio semplicemente ciò che mi viene naturale.
Le parole di Ren Hang
La mostra può essere visitata tutti i giorni presso la Fondazione Sozzani fino al 29 novembre 2020.
Fondazione Sozzani – Corso Como, 10 Milano.