Si può fare tutto? Quattro mamme raccontano le sfide (e le soluzioni) di chi lavora in produzione 

Nel frenetico mondo degli eventi, dove i ritmi sono serrati e le scadenze incalzanti, conciliare lavoro e maternità è una sfida reale e spesso taciuta. Un settore animato da energia, passione e creatività, popolato in gran parte da donne (circa il 70% secondo alcune stime), ma ancora restio ad affrontare apertamente le difficoltà legate alla genitorialità.

Molte professioniste si ritrovano ogni giorno a dover fare i conti con ostacoli spesso invisibili, nella difficile missione di tenere in equilibrio carriera e vita familiare. Le sfide vanno oltre la semplice gestione del tempo: toccano aspettative sociali, politiche aziendali e una cultura del lavoro che fatica a riconoscere il valore e la complessità del ruolo della madre lavoratrice. Per affrontare questo tema, abbiamo raccolto le testimonianze di quattro donne del mondo della produzione eventi: Clara de Paúl Liviano e Samantha Garofalo entrambe freelance, Elena Franzosi e Daniela Sette, che lavorano invece in agenzia. Ognuna di loro ci ha raccontato la propria esperienza fatta di sfide quotidiane ma anche di soluzioni trovate per conciliare il lavoro con la maternità.


Una sfida quotidiana

Clara, Elena, Samantha e Daniela vivono quotidianamente la difficoltà di gestire due ruoli che richiedono tempo, energie e dedizione: quello di madre e quello di professionista. Nonostante la forte presenza femminile, il settore eventi non è comunque immune da pregiudizi. Le lavoratrici-madri devono affrontare aspettative implicite e giudizi silenziosi. 

Clara, event manager freelance, sottolinea subito un aspetto fondamentale: “Quando sei in produzione, non puoi fare smart working. La presenza fisica è indispensabile e questo rende complicata la gestione di trasferte e assenze. Le agenzie dovrebbero iniziare a pensare a soluzioni strutturate, come stanze per babysitter.” Sottolinea anche il peso culturale che grava sulle spalle delle donne: “Anche quando i padri sono presenti, la società continua ad attribuire alle madri la responsabilità principale della gestione familiare. E spesso siamo noi a dover rinunciare.”

Elena, oggi in agenzia, racconta come alcune colleghe abbiano deciso di cambiare ruolo dopo essere diventate madri: “Non sempre si tratta di una scelta libera, ma di un compromesso imposto dalla rigidità del lavoro.” Allo stesso tempo, evidenzia anche il valore di poter fare questa scelta: per alcune, modificare il proprio ruolo ha significato ritrovare un equilibrio, riducendo trasferte e orari troppo gravosi. Il vero problema nasce quando non si ha alternativa, e quella che dovrebbe essere una possibilità diventa una necessità imposta dalle circostanze.

Samantha, freelance, affronta il paradosso del suo lavoro: “Amo il mio lavoro, ma se avessi avuto un’opportunità che mi permettesse di stare più vicina ai miei figli, rimanendo sempre nel contesto lavorativo degli eventi, ma con ritmi più umani l’avrei colta al volo. Come freelance, però, vieni spesso identificata con un ruolo preciso, ed è difficile reinventarsi.” Racconta le sfide legate all’assenza di un contesto strutturato: “Ci sono vantaggi, ma anche molti ostacoli. Se ci fosse un maggiore supporto molte di noi non sarebbero costrette a scegliere tra lavoro e figli.”

Daniela, Business development manager in agenzia, sottolinea invece quanto pesi la rigidità del settore: “Le scadenze sono strette, gli orari lunghi. Quando hai figli, diventa una lotta continua tra il lavoro e la famiglia. Servono più soluzioni flessibili per permettere alle madri di rimanere nel settore.” Riconosce che alcune aziende offrono flessibilità, ma sono ancora eccezioni: “Vediamo sempre più attenzione alla sostenibilità degli eventi, ma troppo poco alla sostenibilità della vita delle madri che ci lavorano.”


Verso un cambiamento possibile: le soluzioni proposte

Le professioniste intervistate non hanno raccontato solo le difficoltà, ma da vere problem solver hanno anche offerto proposte concrete per migliorare la situazione.

. Maggiore flessibilità e smart working
Clara sottolinea l’importanza dell’introduzione di orari flessibili o la possibilità di lavorare da remoto quando non ci sono eventi imminenti.

. Supporto pratico e condivisione delle responsabilità
Tra le soluzioni auspicabili, alcune delle intervistate hanno suggerito iniziative come asili nido convenzionati o servizi di babysitting a supporto delle lavoratrici. Ma, come osserva Elena, questi strumenti dovrebbero essere considerati come risposte a situazioni di emergenza, non come unica opzione possibile. “La vera rivoluzione – sottolinea – sarebbe lavorare sulla condivisione delle responsabilità all’interno del nucleo familiare. Se una madre parte per lavoro, non dovrebbe essere scontato che serva una baby sitter in trasferta: quando possibile, è l’altro genitore a doversene occupare.” È da questo equilibrio, dalla possibilità di scegliere e dividere compiti e rinunce, che può nascere una gestione più sana della genitorialità in contesti professionali ancora troppo rigidi. ” Per esempio nella nostra agenzia le porte sono state spesso aperte ad accogliere figli di colleghe e colleghi. Questa dovrebbe essere la normalità, donne e uomini che cercano insieme di trovare una soluzione, perchè insieme è sicuramente meno difficile che da soli”.

. Sostenibilità genitoriale e valorizzazione del ruolo delle madri
Più che concentrarsi esclusivamente sulla durata dei congedi, Daniela invita a spostare l’attenzione sul concetto di sostenibilità genitoriale. Così come si investe per rendere un evento sostenibile, si potrebbe investire con la stessa cura per mettere i genitori – e in particolare le madri – nelle condizioni di continuare a svolgere il proprio lavoro anche dopo l’arrivo di un figlio.
“Diamo alle professioniste del settore gli strumenti per esserci, anche con un figlio: se una mamma ha un evento fuori città, si preveda un budget per portare con sé una babysitter. Lo fa la nostra Presidente del Consiglio, possiamo farlo anche noi. Le madri non vanno tutelate solo a parole, ma messe concretamente nella condizione di restare dove hanno investito anni e competenze, senza essere viste come un ostacolo.”
Un approccio che non parla solo di ritorno al lavoro, ma di riconoscimento e rispetto del ruolo professionale, anche nella fase più delicata della vita personale.

. Part-time e job-sharing
Samantha auspica una maggiore apertura verso formule di lavoro condiviso: “Se ci fosse più flessibilità, potremmo restare nel settore senza dover scegliere tra il tutto o il niente.” Samantha, si trova spesso a fronteggiare realtà in cui le opzioni per ridurre il carico lavorativo sono limitate ma ci spiega come part-time o il job-sharing potrebbero essere soluzioni particolarmente utili per alternare la presenza sul campo a periodi meno intensi. 

. Supporto psicologico e mentoring
Sarebbe utile un supporto emotivo e professionale per gestire l’enorme pressione e lo stress. Samantha suggerisce come un affiancamento da parte di donne che hanno già vissuto la maternità sarebbe un aiuto enorme. 

. Politiche ad hoc per il settore eventi
Daniela ci parla anche della necessità di integrare le politiche di maternità con le peculiarità del settore. “È importante che le aziende del settore eventi riflettano sulle reali necessità delle madri che lavorano in questo ambito. A volte, le politiche di maternità sono generiche e non si adattano ai ritmi frenetici e agli imprevisti che caratterizzano il nostro lavoro. Bisognerebbe creare politiche ad hoc per supportare chi lavora in eventi, che includano la possibilità di ridurre l’impegno in certi periodi dell’anno o la creazione di ruoli più flessibili che possano adattarsi meglio alla maternità.”

Le soluzioni proposte evidenziano come il settore degli eventi possa davvero fare la differenza adottando politiche più flessibili e orientate al supporto delle madri. La possibilità di adattare orari e modalità di lavoro, l’introduzione di politiche di congedo ad hoc, la creazione di un sistema di supporto pratico per la gestione dei bambini e il rafforzamento della cultura del mentoring e del supporto psicologico sono tutte soluzioni che potrebbero rendere il settore degli eventi più inclusivo e più attento alle necessità delle mamme lavoratrici. Il cambiamento non deve essere solo un impegno delle singole agenzie, ma una trasformazione culturale che riconosca la maternità come un elemento naturale e positivo nella vita professionale di ogni donna.

Le parole di Clara, Elena, Samantha e Daniela ci restituiscono un quadro autentico: fatto di fatica, rinunce, ma anche di determinazione, creatività e resilienza. Rispondono con sincerità a chi chiede se sia conciliabile questo doppio ruolo: sì, lavorare nella produzione eventi ed essere madri è possibile, ma servono scelte consapevoli, reti di supporto e soprattutto un cambiamento culturale che solo noi donne insieme possiamo fare.

Non bisogna avere paura di chiedere aiuto, sia in famiglia che tra colleghi. Non si può fare tutto da sole, ed è giusto delegare. Serve una comunità attorno, anche nel lavoro. È importante non lasciarsi schiacciare dal senso di colpa. “Non saremo mai perfette, e va bene così”, concordano all’unanimità. È necessario imparare a mettere dei confini. Non bisogna cedere all’idea che per essere brave professioniste si debba essere sempre disponibili. La qualità del lavoro non si misura in ore. Iniziare a scegliere progetti e clienti che rispettino i propri tempi e comprendano che c’è una vita importante fuori dal lavoro. 


Una riflessione per l’intero settore

Le storie raccolte ci raccontano che la maternità non è un ostacolo, né una semplice fase passeggera: è una scelta profonda e duratura, che continua a ridefinirsi nel tempo. Un figlio cresce, cambia, ha bisogni diversi, ma resta sempre una presenza viva che richiede attenzione e cura. E nel frattempo, il lavoro continua a correre. La vera domanda, allora, non è più “si può fare?”, ma “come possiamo costruire un mondo degli eventi che accolga davvero le persone, in tutte le loro complessità?”.
Una riflessione che riguarda non solo le madri, ma chiunque si trovi a conciliare vita e lavoro, in un settore che più di altri chiede presenza, velocità, flessibilità.
Trovare una soluzione non è semplice. Ma parlarne, forse, è già un buon inizio.


Un grazie speciale a Daniela Sette (Business Development manager), Elena Franzosi (Client Director), Samantha Garofalo (Project Manager) e Clara de Paúl Liviano (Project Manager) per aver condiviso con noi le loro esperienze, riflessioni e visioni sul tema maternità e produzione eventi.

Credits

> Intervistatrici

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Clara de Paúl Liviano
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