Un caffè con… Tommaso Borioli – C.E.O. Superstudio Events

Oggi il nostro ospite è Tommaso, giovane imprenditore dalla visione innovativa. Dal 2015 gestisce Superstudio Events, società integrata per eventi che offre, oltre agli spazi di Superstudio di cui cura la gestione, anche produzione, servizi e consulenze mirate. 

Sogna una rete di spazi Superstudio presenti in ogni città del mondo.

Buon caffè e buona lettura!


Vivere semplice e pensare in grande; sono le due forze che mi sostengono nel lavorare, produrre, vivere

Tommaso Borioli

1 – La tua famiglia ti ha trasmesso la passione per gli eventi. Raccontaci come tutto è iniziato e quando hai capito che quello degli eventi sarebbe stato “il tuo settore”?

Potrei dire che tutto è iniziato nel 2003, quando mia madre e mia zia acquistarono un piccolo immobile vicino casa, che fu messo a reddito come ufficio. La cantina era bella, 60 mq e ai nostri inquilini non serviva.

A quei tempi, avevo 11 anni, la mia passione era per i trenini elettrici: li montavo nel salotto di casa con lunghe piste sui quali correvano e mia madre, probabilmente esausta di quella confusione in casa, un bel giorno mi convinse a portare la collezione in cantina, il luogo migliore per giocare con i miei amichetti. Crescendo cominciammo a trovarci per sentire musica e organizzare le nostre feste di compleanno, ma c’erano delle spese e così pensai di proporre una festa per gli amici chiedendo un piccolissimo contributo.

Fu un successo, la voce cominciò a circolare, ricevetti richieste per organizzare feste per i miei coetanei e in breve recuperai il capitale speso, attrezzai il locale con luci, casse e arredi divertentissimi e, con grande soddisfazione, senza chiedere soldi a nessuno.
Ho scoperto così quello che poi è diventato il mio lavoro oggi.


2 – Viaggi spesso in America in cerca di nuovi spunti e nuove idee. Quanto ti ha aiutato nel tuo percorso lavorativo poter viaggiare e confrontarti con professionisti internazionali?

Viaggiare è stato un grandissimo stimolo per crescere e per vedere come si comportano le grandi realtà internazionali.
Ho avuto la fortuna di giungere in luoghi che aprono la mente con modalità molto avventurose, come arrivare in Mongolia su una vecchia Punto o attraversare l’America dall’est all’ovest per strade secondarie e così via.

Dall’America, dove il settore degli eventi è molto avanti, ogni volta che torno a casa porto con me qualcosa di nuovo, di inaspettato da applicare in Italia. Oltre agli Stati Uniti ho strette relazioni con la Francia, il Regno Unito, l’Asia e con persone che fanno il mio stesso mestiere.
Il bello di potersi confrontare con gli altri paesi è che puoi trovare in ogni cultura idee che ti aiutano a migliorare e a guardare più lontano.

Oggi, il mio desiderio è quello di aprire uno spazio Superstudio nelle grandi città del mondo come New York, Parigi, Londra, Berlino e chissà quali altre a venire. 


3 – A soli 30 anni gestisci uno degli spazi più importanti e conosciuti della città e a brevissimo inaugurerai il nuovo spazio per grandi eventi, il Superstudio Maxi. Cosa ti aiuta ad organizzare il tuo lavoro e cosa invece a “staccare”?

Mi aiuta un carattere diplomatico e non aggressivo – trovo che l’aggressività sia un valore vecchio, desueto – , non miro al conflitto ma alla soddisfazione delle parti. La cosa che più mi aiuta a organizzare il lavoro è il mio team. Grazie a loro la gestione è molto efficiente e dinamica, e nonostante il lavoro quotidiano sia molto impegnativo non ne sento il peso: sono ragazzi giovani, motivati, con forte “esprit de corps” e cresciamo insieme, nel successo e nelle difficoltà. 

Staccare in questo periodo è più difficile di prima, non si può né uscire la sera né viaggiare, né vedere le persone care. Amo andare in ufficio, dare un’occhiata agli spazi – che conosco come le mie tasche – ritrovare i colleghi, parlare, scambiare idee.

Il lockdown mi ha fatto scoprire un nuovo hobby: per staccare veramente mi dedico alla cucina. Posso tornare a casa molto stanco ma mi rilasso sperimentando ricette che trovo su internet o mi passa qualche familiare, e la magia della “trasmutazione della materia” – come direbbe uno scienziato – si realizza, a volte con buoni risultati, altre con veri disastri ma sempre con mia grande soddisfazione.


4 – Sei nato e cresciuto a Milano, una città che ti ha dato tanto. Se dovessi vivere all’estero, facendo lo stesso lavoro di adesso, dove andresti e perché?

Guardando l’Europa, penso che Milano sia la città che mi corrisponde appieno, ha tutto quello che serve, sa essere internazionale ma è anche a dimensione d’uomo.

Il mio sogno da sempre è però andare a vivere a New York, dove ho stretto relazioni in tanti ambienti.
Ci vado almeno due volte all’anno, da sempre, e mi sento sempre a casa mia. Ho tanti amici e colleghi con cui ogni volta posso scambiare idee e opinioni e questo nutre la mia voglia di migliorare le cose della vita. 

Ma le mie radici son qui e il mio headquarter sarà sempre a Milano. Qui ho tutto e non ho intenzione di sradicarmi.


5 – Se avessi un super potere, quale sarebbe e come lo utilizzeresti sul tuo lavoro?

Credo che mi piacerebbe avere il potere di prevedere il futuro, per capire in tempo come si creano nuove tendenze e le strategie da attuare.

Perché la sfida più grande è sempre intercettare in anticipo i cambiamenti per poter agire di conseguenza. Ma, in realtà non vorrei rovinarmi la “sorpresa”, vivere nel momento è la bellezza della vita.

Di sicuro, vorrei avere il potere di creare la pace nel mondo.


Credits 
Intervistatore: Sara Fuoco 
Instagram: @sarafuoco 

Intervistato: Tommaso Borioli
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Illustrazione di: Carlotta Egidi
Instagram: @carlottaegidi89