Un caffè con… Giuliana Pajola – Project Manager

Giuliana è project manager per vocazione e dal 2006 collabora con innumerevoli agenzie di eventi e case di produzione video anche in ambito internazionale. L’organizzazione e il coordinamento sono i suoi punti di forza, con un occhio sempre attento al team perchè “se le persone stanno bene la metà del lavoro è fatto”, e un costante controllo dei costi che anche questo è fondamentale e necessario. 

Nel 2015 fa convergere le sue competenze in WOA Studio* che fonda con il socio Davide Asker Carioni. Insieme formano un team inter-disciplinare in uno spazio dove vengono condivise conoscenze e competenze per dar vita a progetti che fondono arte e tecnologia. Grazie all’approccio trasversale, lo studio, in pochi anni, vanta grandi produzioni internazionali, spaziando dalla produzione di video fuori formato come video mapping, ologrammi, waterscreen, digital live painting, fino a creare installazioni interattive, grafiche generative, realtà aumentata e realtà virtuale.

Preparare il buonissimo caffè del martedì e buona lettura!


Non chiederti se i tuoi sogni sono folli, chiediti piuttosto se sono folli abbastanza.

1 – Sebbene tu sia attualmente co-founder di WOA, hai una lunga esperienza come project manager nel settore degli eventi. Raccontaci cosa ti ha inizialmente attratto di questo settore. Qual è stata la tua prima esperienza e come ti sei avvicinata al mondo degli eventi, segnando così l’inizio della tua carriera in questo campo? 

La mia passione per il mondo degli eventi è nata in un modo un po’ fuori dagli schemi, considerando che vengo da studi in Lingue e Culture per il Management Turistico a Verona. Tuttavia, è stato durante un Master a Milano nel 2005 che ho avuto quella specie di colpo di fulmine professionale: alcuni interventi di ospiti esterni sull’organizzazione di eventi mi hanno aperto gli occhi su un mondo che fino ad allora mi era quasi sconosciuto, e da lì ho capito che era quello che volevo fare. 

Il destino poi ha fatto la sua parte.
Un incontro fortuito con Andrea Baccuini mi ha catapultato al termine del Master in “It’s Cool”, l’agenzia del momento, segnando l’inizio della mia avventura in questo campo. Ringrazio il fato e la mia intraprendenza che mi hanno permesso di fare le ossa in un’agenzia che chiedeva ai PM di gestire tutto, ma proprio tutte le fasi dell’organizzazione dell’evento e di aver a che fare con tutte le figure coinvolte, dal team creativo, al rapporto diretto con il cliente, dai partner tecnici, all’amministrazione.


2 – L’esperienza accumulata nel tempo ha sicuramente giocato un ruolo significativo nel tuo percorso professionale. Come si è evoluto il tuo ruolo nel tempo e come è cambiato il tuo lavoro rispetto all’inizio? 

Quello che ho carpito da “It’s Cool” tra il 2006 e il 2010 – ossia, la visione d’insieme del processo organizzativo degli eventi – è stato il tesoro di conoscenza che ha veramente fatto la differenza. Questa esperienza mi ha fornito una prospettiva completa e decisiva, spingendomi, dopo anni, a intraprendere la strada dell’imprenditorialità. Essere un project manager capace di avere una visione a 360° gradi su un progetto significa poter gestire qualsiasi imprevisto con competenza e sicurezza.

L’esperienza maturata in questo settore non si limita di certo a questo. Il lavoro svolto come freelance, in particolare quella presso Balich Wonder Studio, che mi ha portato a Sochi per un segmento della cerimonia di chiusura dei giochi paralimpici, è stata altrettanto formativa. In quella circostanza, ho capito che, nonostante l’adrenalina dei grandi eventi, il mio cuore batteva per qualcosa di più intimo e personalizzato. Ho realizzato che volevo creare qualcosa di mio, una realtà “su misura”, quasi una boutique, dove poter offrire un servizio diretto e consulenziale ai clienti.


3 – Gestire progetti per agenzie è diverso dal lavorare su progetti personali. Qual è stata la motivazione principale che ti ha spinto a intraprendere un progetto personale come WOA, dopo aver accumulato esperienze in progetti di vario tipo e dimensioni, inclusi grandi eventi come le Olimpiadi?

Gestire eventi è sempre una sfida, ma c’è qualcosa di particolarmente gratificante nel condurre un progetto dalla propria visione creativa, nata all’interno del proprio studio insieme al proprio socio o team. Quando un cliente si affida a te, chiedendoti “Cosa faresti tu? Proponimi la soluzione migliore per il mio caso”, la soddisfazione è incomparabile.
Operare in una realtà più contenuta ci permette di essere più agili e innovativi, di sperimentare e proporre idee inedite con maggiore facilità. Mi entusiasma l’idea di spingere i nostri progetti oltre i limiti consueti, sfidandoci costantemente a esplorare nuovi orizzonti con una dinamicità e varietà che spesso manca in contesti più grandi.


4 – Pensando al tuo percorso professionale, raccontaci quali sono stati i momenti più formativi che hai vissuto nel settore degli eventi e ci sono abitudini o approcci specifici che consiglieresti a chi sta iniziando il proprio percorso nel settore?

Nel mio percorso professionale, ho affrontato una vasta gamma di situazioni, che si sono rivelate fondamentali per la mia crescita: ogni episodio è diventato una lezione importante, trasformandosi in case histories utili per gli eventi a venire. Queste esperienze mi hanno insegnato molto, arricchendo il mio bagaglio di conoscenze in modi che non avrei mai immaginato.

Ho puntato anche molto sull’istinto e sulla curiosità, due pilastri essenziali in questo settore, e che raccomando caldamente a chi si approccia a questo ambito. Aggiungerei, poi, l’importanza di mantenere la calma e di sviluppare solide capacità di problem solving. Negli eventi, il panico è il peggior nemico; saperlo gestire fa la differenza tra il successo e il fallimento.


5 – Se avessi un super potere quale sarebbe e come lo utilizzeresti sul tuo lavoro?

Vorrei avere il potere del teletrasporto, perchè è vero che godersi ogni attimo e ogni situazione ha il suo fascino, ma essere catapultato da un posto all’altro senza il bisogno di restare bloccato nel traffico sarebbe meraviglioso.


Credits

Intervistatore: Sara Fuoco
Instagram: @sarafuoco
LinkedIn: Sara Fuoco

Intervistato: Giuliana Pajola
Instagram: @pajols - @woa_studio
LinkedIn: Giuliana Pajola  - WOA Studio*

Illustrazione di: Carlotta Egidi
Instagram: @carlottaegidi89