Un caffè con… Francesco Italiano – Manager

Francesco è uno dei soci di Totally Imported, è responsabile comunicazione della divisione RC Waves, co-manager di Ghemon, co- Manager di Davide Shorty, manager di Angelica, Missey e molti altri.

È Booking Agent per Django Concerti e gestisce insieme ad altri soci 2 label: Vetrodischi e Totally Imported come AR.

Comincia il suo percorso nel 2007/08 organizzando eventi a Varese per quasi 10 anni. Nel 2016, dopo il master in comunicazione musicale lavora in un ufficio stampa (SMC) per 3 anni. Esperienza che gli insegna molto: tutta la parte di booking, il tour manager e molti aspetti del management.

Nel 2014 insieme al socio Giacomo Zavattoni fonda RC Waves (ufficio stampa/comunicazione e management) e inizia a pubblicare dischi, seguire artisti e piccoli tour. Nel 2018 fonda Vetrodischi (label) e nel 2019 è arrivata la fusione con Totally Imported.

Buon caffè e buona lettura.


Non sottovalutate mai la forza delle vostre convinzioni, è quella il motore di tutto

Francesco Italiano

1 – Organizzi eventi musicali da quando hai 17 anni, hai lavorato come dj e PR nelle discoteche, sei passato per l’organizzazione di grandi Festival come il Monument e il Kappa Future Festival, sei proprietario di due etichette discografiche e sei manager di diversi artisti tra cui Ghemon e Shorty.
Cosa ti ha permesso di distinguerti e fare carriera?

Penso che la mia qualità principale sia stata la determinazione.
Spesso quando ci buttiamo in un lavoro creativo o che ha anche fare con l’intrattenimento lo si prende sempre un po’ come un gioco. Per me non lo è mai stato, che avessi 17 anni o 30 la voglia di farlo (ma soprattutto di farlo bene) non mi è mai mancata e penso sia stato questo a fare la differenza laddove dei miei colleghi hanno gettato la spugna io sono andato avanti e alla lunga questa scelta ha pagato.


2 –  Come è nata la passione per la musica e quando hai capito che il tuo futuro sarebbe stato legato a questo settore?

Ho una passione per la musica da quando sono bambino, me l’ha trasmessa mio padre.
Fino ai 17 anni però non avevo mai pensato di farne un lavoro poi è ho iniziato per necessità: mi serviva un lavoretto che mi permettesse di guadagnare qualcosa ma anche di divertirmi e la discoteca ai tempi era la sintesi perfetta. Nel frattempo ho continuato anche gli studi ma dopo la laurea mi sono fermato un attimo a riflettere su quali fossero le mie priorità.

La musica che fino a quel momento pensavo fosse solo un hobby del weekend in realtà mi ero reso conto che occupava la mia testa per il 90% del mio tempo, a quel punto non ho fatto altro che lasciarmi andare a questa verità e – complice anche il fatto che ero cresciuto – ne ho fatto un lavoro. 


3 – Che rapporto hai con gli artisti con cui lavori e come nasce la sinergia tra voi?

 Il rapporto umano è fondamentale così come la fiducia, senza quella non si lavora. Con gli artisti con cui collaboro ho un ottimo rapporto alcuni sono davvero degli amici.

Quando sei manager di un artista giocoforza ti ritrovi a confrontarti con aspetti molto umani e personali per questo devi essere bravo a sviluppare un’empatia nei confronti loro e dei loro problemi. È un rapporto che si sviluppa giorno per giorno affrontando insieme le difficoltà e gioendo dei successi.
La sinergia vera però si sviluppa in tour, in quel microclima tra furgoni, palchi e allestimenti penso che sia quello il momento in cui davvero si entra in sintonia con un artista, probabilmente perché è il suo habitat naturale.


4 – Quali consigli daresti ai ragazzi che vorrebbero fare carriera nel mondo musicale?

Di non fermarsi alle prime batoste e soprattutto di osservare e assimilare.
Qualsiasi lavoro nella filiera musicale non è esaustivamente codificato in un corso di laurea o in un master (anche se recentemente ne sono usciti molti anche molto validi) per questo per imparare a fare questo mestiere bisogna ingegnarsi, osservare chi già ci lavora e capire come ritagliarsi uno spazio in questo mondo.

La determinazione è fondamentale, senza di quella non si va da nessuna parte anche perché è un settore dove prima di arrivare all’emancipazione economica ce ne vuole.


5 – Se avessi un super potere, quale sarebbe e come lo utilizzeresti sul tuo lavoro?

Bella domanda soprattutto perché sono un grande appassionato di super eroi.
Sarò banale ma direi il teletrasporto perché eliminerebbe gli interminabili viaggi per raggiungere le venue dove si fanno live o festival e mi permetterebbe anche di sviluppare più agilmente rapporti con colleghi all’estero.

Un altro super potere apprezzato sarebbe il controllo del tempo (metereologico) niente più festival annullati per pioggia, sai che figata?


Credits   
Intervistatore: Sara Fuoco   
Instagram: @sarafuoco   

Intervistato: Francesco Italiano
Facebook: Francesco Italiano
Instagram: @francescoitaliano

Illustrazione di: Carlotta Egidi  
Instagram: @carlottaegidi89

Eventaddicted junior editor: Eva Francescon
LinkedIn: Eva Francescon