Un caffè con… Flavia Muratori – Ceremonies Manager

Flavia è da 16 anni nel settore, inizia la sua carriera come project manager in Filmmaster Events, lavorando prima negli eventi corporate e poi negli eventi internazionali. Dopo aver vissuto in cinque paesi diversi per lavoro, curiosa di conoscere l’altro lato della medaglia, intraprende una nuova esperienza in azienda, lavorando nel team di comunicazione per FCA a Torino.

Attualmente ricopre il ruolo di Ceremonies Manager in UEFA, vive in Svizzera e si occupa delle più importanti competizioni del calcio europeo, tra cui la Champions League e i Campionati Europei di calcio.

Preparate il caffè e buona lettura!


Da soli si va più veloci, insieme si va più lontano

Flavia

1 – Il tuo percorso lavorativo ha toccato diversi paesi nel mondo, dal Brasile all’Inghilterra, dall’Indonesia alla Svizzera. Gestire eventi in diversi paesi richiede una notevole flessibilità, quali sfide hai affrontato durante il lavoro in contesti culturali e professionali diversi? Quali strategie hai adottato per riuscire ad adattarti e ad entrare in sintonia con la cultura del posto?

Ogni volta che ho deciso di trasferirmi in un posto nuovo, per un periodo più o meno lungo, ho vissuto emozioni contrastanti. Da un lato partire e scoprire nuove realtà, anche se per lavoro, è travolgente, stimolante e adrenalinico. Dall’altro, non sai mai esattamente cosa troverai!

È innegabile che le barriere linguistiche e culturali siano tra gli ostacoli più comuni quando si lavora in contesti internazionali. Alcune culture danno molta importanza alla puntualità, altre meno. Alcune percepiscono la distanza e il contatto fisico diversamente da altre, oppure semplicemente alcune osservano pratiche religiose più di altre. Per quanto possa documentarti, solo quando sei immerso nel loro mondo, puoi riuscire a cogliere le sfumature e gli approcci culturali che hanno un impatto sulla tua vita sociale, privata e professionale.

Non credo di aver adottato particolari strategie, ho sempre cercato di rimanere aperta di fronte a nuove esperienze e situazioni, adattandomi quanto più possibile alle usanze locali. Ho anche studiato la lingua locale, per ridurre il gap di comunicazione e integrarmi al meglio con le persone del posto.


2 – Hai lavorato all’organizzazione di Euro 2020 nel periodo pandemia. Organizzare un evento internazionale in un contesto di lavoro completamente da remoto è stata sicuramente un’esperienza particolare. Quali sono stati i principali ostacoli durante la preparazione e lo svolgimento dell’evento?

Ho avuto il piacere e la fortuna di lavorare come Team Leader di UEFA EURO 2020 per la realizzazione di tutte le cerimonie: la Cerimonia di Apertura a Roma, la Chiusura e la Cup Ceremony a Londra ed infine i 49 pre-matches per presentare le squadre prima di ogni partita del torneo, in ogni stadio coinvolto. 

UEFA EURO 2020 è stato uno dei primi eventi svolti dopo la pendemia ed in assoluto uno dei più memorabili e costruttivi del mio percorso professionale. Lo svolgimento di un evento in 11 città europee, in un territorio che spaziava da Siviglia a San Pietroburgo a Baku, ha comportato delle complessità di gestione interessanti: lavorare con multiple culture, lingue, valute, dogane, su più fusi orari e festività, per menzionarne alcune.

Con l’arrivo della pandemia, abbiamo vissuto nell’incertezza più assoluta, soprattutto su una dimensione Europea così vasta. Ogni paese ha applicato i propri protocolli COVID, che impattavano direttamente sul lavoro: incidevano sugli spazi a disposizione, quindi sul numero di persone coinvolte, sulle attività che si potevano svolgere, le interazioni che si potevano avere, le capacità ridotte di pubblico negli stadi. Per un anno abbiamo lavorato su scenari multipli, per essere pronti e poter attivare quello più compatibile ed efficace durante il torneo.

Inoltre, i colloqui sono diventati unicamente virtuali, i team building sono stati cancellati e si è fatto strada un nuovo sistema lavorativo: riuscire a creare sinergia professionale con un team multiculturale, che non si è mai incontrato dal vivo. Uno dei focus principali è stato quello di sfruttare la tecnologia per riuscire a creare unione e un senso di appartenenza comune al progetto. È stato importante mantenere un’adeguata frequenza di interazioni individuali e di gruppo, alternando riunioni di lavoro regolarmente programmate a brevi momenti di svago. Ad esempio, una delle prime attività che ho messo in pratica è stato un “contest” dove ogni due settimane il team meeting si apriva con un piccolo show o una breve attività guidata da un membro del team. È stato divertente ed utile per restare connessi e imparare qualcosa l’uno dall’altro.  

La preparazione è stata fondamentale, nel momento dello svolgimento del torneo il team era preparato e coeso ed è stato davvero un piacere vedere come interagivano su temi comuni, come si confrontavano e supportavano a vicenda. Ancora oggi non ci siamo conosciuti tutti dal vivo. Abbiamo un gruppo su whatsapp e in tutti è rimasto un bellissimo ricordo, con un po’ di piacevole malinconia!


3 – Nel corso della carriera di un professionista c’è sempre un momento che ne segna il percorso. Raccontaci l’esperienza che ha influenzato il tuo percorso professionale e il tuo approccio alla gestione degli eventi. 

Ci sono due momenti che hanno segnato il mio percorso professionale.
Il primo è quando ho accettato di trasferirmi a Rio de Janeiro per la start up di Cerimonias Cariocas 2016, il consorzio che ha gestito tutti gli eventi Olimpici e Paralimpici per il comitato di Rio. Avevo 23 anni ed è stata la mia prima vera esperienza internazionale, che nel tempo mi ha aperto le porte ad altre opportunità simili.

Il secondo è quando ho deciso di lasciare il mondo delle agenzie per iniziare un percorso aziendale. A Dicembre 2014 mi sono infatti trasferita a Torino per lavorare in Fiat Chrysler Automobiles. Non è stata una decisione facile, ma è soprattutto grazie a questa esperienza se oggi lavoro in UEFA.

Entrambe queste decisioni, hanno contribuito a formare la professionista che sono oggi. Ho infatti il piacere di avere una visione a tutto tondo di un evento, sia dal lato dell’agenzia che dal lato del cliente. È per me davvero un privilegio conoscere bene i processi di entrambe queste realtà. Da un lato mi permette di riconoscere il valore delle agenzie, di comprendere la passione e non sottostimare la mole di lavoro che c’è dietro a un progetto, a un’idea creativa, ma anche a un budget. Sono stata anche io seduta da quel lato del tavolo! Dall’altro faccio del mio meglio per gestire consapevolmente richieste e tempistiche legate alle esigenze aziendali.

Mi ritengo fortunata e sono orgogliosa del mio percorso professionale.


4 – Hai assunto ruoli di grande responsabilità in giovane età e ciò diventa ancora più notevole considerando che sei una donna. Puoi condividere come hai gestito situazioni specifiche e quali difficoltà hai affrontato nel tuo percorso, considerando il contesto delle aspettative legate all’età e al genere?

Ho iniziato a lavorare nel mondo degli eventi quando avevo 21 anni. Ringrazio che ci siano state persone lungimiranti, che mi hanno dato delle possibilità e delle opportunità, andando oltre alla mia età e al mio genere.

Non è stato sempre facile riuscire a conquistarmi delle posizioni o anche solo la fiducia di alcune persone, che fossero colleghi, direttori, fornitori o clienti. Come altre donne, anche io, a volte, mi sono trovata in situazioni in cui alcune persone con cui interagivo mostrassero dei pregiudizi nei miei confronti, ma poi, col tempo, si sono dovute ricredere.

Negli anni la mia professionalità mi ha agevolato e premiato. Quello che ho sempre fatto e che continuerò a fare è di puntare su questo. Il mio consiglio è di non lasciarsi abbattere da iniziali pregiudizi, ma continuare ad essere sé stessi, professionali e tenaci, senza farsi condizionare. Infine, mi sento comunque di concludere che, di anno in anno, c’è sempre più attenzione su queste tematiche.


5 – Se avessi un super potere quale sarebbe e come lo utilizzeresti sul tuo lavoro?

Mi piacerebbe avere il potere di fermare e tornare indietro nel tempo.
Gli eventi richiedono mesi, talvolta anni, di preparazione e duro lavoro. Poi arriva il giorno dell’evento, tutto magicamente si incastra e le emozioni volano via troppo velocemente!


Credits 

Intervistatore: Sara Fuoco 
Instagram: @sarafuoco 
LinkedIn: Sara Fuoco 

Intervistato: Flavia Muratori
Instagram: @flavmu
LinkedIn: Flavia Muratori

Illustrazione di: Carlotta Egidi 
Instagram: @carlottaegidi89