L’appuntamento di questo martedì è dedicato a Davide Terlizzi, premiato pochi mesi fa come miglior direttore creativo del 2020.
Dopo una formazione in cinema, fotografia e grafica e dopo aver lavorato qualche anno come art in diverse agenzie di branding e packaging, capisce presto che la sua strada è quella di lavorare negli eventi, quando ancora erano solo una parte del below the line.
Cresce professionalmente in Momentum, gruppo McCann, poi collabora con diverse agenzie tra cui Uevents, Integer, Sinergie e con PS-Live lavora alla realizzazione del Padiglione Coca-Cola a Expo2015 per arrivare poi nel 2016 in Access Live Communication.
Un lungo percorso che lo ha portato a supportare le strategie dei clienti mescolando i confini tra la classica Brand Communication e la Live Communication.
Ecco cosa ci ha raccontato nel tempo di un caffè!
1 – Da quando sei a capo del reparto creativo di Access Live Communication, l’agenzia ha vinto il premio miglior agenzia emergente, 2 anni dopo il premio miglior agenzia e qualche mese fa sei stato premiato come miglior direttore creativo del 2020. Qual’è la tua prossima sfida?
Da quando sono arrivato in Access Live Communication è stato un crescendo esaltante, ma sinceramente è stata una sorpresa vincere come direttore creativo dell’anno, soprattutto di quest’anno maledetto, ma si dice che i veri campioni si riconoscano nelle partite più difficili e questo 2020 è stato indubbiamente la partita più difficile che la nostra categoria si sia trovata a giocare nella sua storia.
Sono mesi pieni di limitazioni, di distanza e di incertezze che stanno accelerando dei cambiamenti che erano già in vista. La prossima sfida è sviluppare un nuovo modo di lavorare nella creatività.
Personalmente oltre l’aspetto creativo mi ha sempre affascinato l’aspetto costruttivo e tecnico degli eventi, pensa al palco di un concerto, è una miscela esplosiva di creatività e di tecnica di tutti i tipi, che esalta la performance artistica… Es Devlin li definisce dei grandi acceleratori di particelle, delle pentole a pressione delle emozioni.
Simili ai palchi sono le aree di entertainment dei grandi parchi tematici, sono un connubio di show, tecnologia e creatività. Allora penso a figure come gli Imagineering della Disney, creativi e artisti altamente specializzati in grado non solo di immaginare l’intrattenimento ma anche di ingegnerizzare gli elementi scenici e coreografici e creare gli entertainment più belli del mondo… per me la prossima sfida è questa: coniugare questi due mondi, creatività e tecnica negli eventi in un’unica figura professionale.
2 – C’è qualcosa che cambieresti del tuo percorso creativo? E qualcosa che non cambieresti mai?
Beh avere una piccola macchina del tempo credo sia il sogno di tutti… se tornassi indietro al momento di scegliere opterei per disegnatore di ombre, un mestiere inventato da Jodorowsky… moralmente più accettabile del creativo.
Oppure tornerei a prima di quella imbarazzante presentazione in cui poi il cliente mi disse “Non avete proprio capito…”.
A parte gli scherzi, forse per via della mia pigrizia mi sono fermato un po’ troppo tempo in agenzie dove non ho avuto la possibilità di crescere, ma credo che non cambierei quasi nulla del mio percorso, anche gli errori più tragici fanno parte della crescita professionale, ogni tanto è frustrante ma necessario, l’importante è avere lo spirito per reagire e avere ben chiaro un obiettivo da raggiungere. Quando ho lasciato, dopo 12 anni, McCann ero determinato a fare il creativo negli eventi, quello era il mio obiettivo.
3 – Cosa ti ha spinto a scegliere la tua professione?
Il Lego… davvero…
Da bambino passavo giornate a immaginare storie che prima disegnavo e poi col lego costruivo ambienti che le contenessero…
Poi crescendo ho studiando grafica e cinema e sono rimasto folgorato dalle scenografie degli espressionisti… il gabinetto del Dottor Caligari, Metropolis… film in cui la scenografia era la storia, quadri che prendevano letteralmente vita.
Quando poi, in una delle prime esperienze lavorative, casualmente mi chiesero di fare i disegni delle scenografie di Caligola per il Teatro dell’Elfo, quell’esperienza mi fece capire che davvero la mia strada era mischiare comunicazione e ambiente… ai tempi ovviamente non esistevano agenzie di eventi allora ho iniziato a collaborare con le case di produzione e da lì la strada si è aperta.
Ma ancora oggi con mio figlio ci divertiamo a disegnare storie e poi le ambientazioni con il lego.
4 – Come dote caratteriale, cosa non può mancare in un giovane creativo?
La curiosità!
In uno dei miei film preferiti (Jules e Jim) uno dei protagonisti a un certo punto dice “L’avvenire è dei curiosi di professione”. Una verità attuale, oggi in un mondo interconnesso, dove le novità si bruciano nel giro di pochi istanti, la curiosità permette di emergere, di approfondire e conoscere nuovi modi di espressione.
Bisogna scavare nella rete e puoi trovare infinite ispirazioni. Basta avere la curiosità per cercarle.
5 – Se avessi un super potere, quale sarebbe e come lo utilizzeresti sul tuo lavoro?
La Positività.
Ritengo sia davvero un Superpotere, oggi più che mai!
Ti permette di vedere il lato buono delle cose ma soprattutto di cogliere le opportunità che ogni situazione ti offre. Conosco pochissime persone che ce l’hanno, ma esistono davvero.
Mi piacerebbe averla, e sfoderare la SuperPositività, per esempio quando arriva il solito brief zeppo di inglesismi “never seen before”, “bold” “never done”… magari accompagnato da un budget ridicolo.
O ancora quando qualcuno ti dice “Non si può fare!”. Allora con un leggero sorriso usi la SuperPositività e riesci a illuminare la tua mente e quella degli altri…
Credits Intervistatore: Sara Fuoco Instagram: @sarafuoco Intervistato: Davide Terlizzi Instagram: @Luzzidu Linkedin: Davide Terlizzi Sito web: www.davideterlizzi.it/ Illustrazione di: Carlotta Egidi Instagram: @carlottaegidi89