Eccoci con una nuova intervista, è martedì e come ogni settimana incontriamo un esperto del mondo degli eventi.
Questa volta abbiamo bevuto un caffè con Andrea Pacecca, HR Manager di Fandango Club S.p.A che da quasi 10 anni si impegna a trovare soluzioni per la selezione, formazione e crescita delle risorse che lavorano nel mondo degli eventi.
Dal suo ufficio passano praticamente tutti e nel tempo di un caffè abbiamo scoperto qualcosa in più sul suo ruolo e qualche curiosità su di lui.
1- Pensiamo sempre che un HR Manager riceva migliaia di CV, lettere di presentazione e messaggi su LinkedIn… Nei diversi anni in Fandango Club, dirigendo questo dipartimento, quanta gente hai incontrato e qual’è la prima sensazione che provi quando scegli di incontrare una persona?
Il numero di CV e di contatti ricevuti è molto alto, sono quasi 10 anni che ho la fortuna di fare questa professione e di persone ne ho conosciute tante e spero di poter quadruplicare, perlomeno, questa statistica. Nel funnel del recruiting c’è un alchimia che, se viene rispettata rende la selezione vincente. Personalmente, ma credo anche per i miei colleghi di altre aziende, ricevo candidature con cadenza giornaliera, l’alchimia consiste nel ricevere il contatto giusto nel momento giusto. Superato lo screening dei CV si entra nella fase dell’incontro, in questo momento purtroppo da remoto ma incontrare le persone live è una sensazione che rende ancor di più la mia professione appassionante.
Nello stesso momento devo essere: psicologo, investigatore e scienziato. Mettere il candidato a proprio agio, carpirne i linguaggi non verbali, trovare le attitudini e le competenze e mescolarle con quelle del profilo ricercato. Creare empatia con chi siede davanti a me e provare ad entrare nel suo mondo per conoscere ed imparare nuove storie. È questo tutto quello che provo nei colloqui, puoi capire quanto mi manca farli in presenza.
2 – La passione per il proprio lavoro è una caratteristica importante per passare un tuo colloquio? Se sì, che strategia utilizzi per captarla?
Un bravo alchimista deve essere molto preciso e provare a concentrarsi sugli aspetti tangibili, ho il dovere di non farmi travolgere dall’istinto e non valutare la persona in base alle mie sensazioni ma rendere il colloquio concreto e razionale provando a verificare gli aspetti tangibili delle competenze ricercate. Adotto il metodo BEI (behaviours experience indicator) cerco di farmi raccontare esperienze nelle quali si sono sviluppate determinate competenze.
Il mio mestiere dovrebbe basarsi sulla valutazione dei comportamenti, la passione è nella sfera emozionale, devo essere bravo ad elicitare la passione riscontrandola nelle esperienze comportamentali. Se vuoi lavorare nel settore degli eventi hai bisogno di adorare quello che fai (come in tutti i mestieri in realtà), senza passione non si godrebbe appieno della soddisfazione che arriva solo dopo mesi, giorni e ore dedicate a creare, sviluppare e produrre un evento.
3 – Quali consigli daresti ai giovani che vorrebbero lavorare in una grande agenzia come la tua?
In questi ultimi anni il mismatch tra profili creati dal sistema accademico rispetto al mercato del lavoro, nel nostro settore, sta diminuendo. Fortunatamente ci sono molte scuole e università che hanno strutturato dei percorsi specifici per diventare un esperto nel mondo degli eventi. Noi abbiamo la fortuna di collaborare direttamente con molti Istituti e quindi di poter contribuire alla formazione di questi profili. Oggi stiamo vivendo una trasformazione digitale senza precedenti, accelerata anche dalla situazione attuale globale.
La generazione Z è di per sé nativa digitale. Il consiglio che posso lasciare ai ragazzi è quello di valorizzare la loro natura digitale con umiltà e imparare tutte le competenze dalle persone che fanno questo mestiere da anni. Non smettere mai di mettersi in gioco e non pensare di essere arrivati, bramare sempre al miglioramento continuo con grinta e rispetto.
4 – Dal top manager allo stagista tutti passano dal tuo ufficio per il primo colloquio. Quanto è stressante per te scegliere chi va avanti? E come gestisci questo stress?
Saper e dover scegliere è sicuramente un elemento determinante della mia professione, mi stimola scegliere la persona giusta per il profilo ricercato. Nutro maggiore stress nel scegliere chi non selezionare. Ho il dovere di dare sempre una risposta alle persone che incontro, è una questione di rispetto e correttezza, sono consapevole che in quel momento io rappresento un opportunità, a volte una svolta, in ogni caso l’idea di un nuovo inizio.
Dover dire no è sempre più difficile che dire di sì, considera che in una selezione media sostengo circa 200 colloqui al mese per una posizione, considera anche che per me l’empatia è un aspetto fondamentale, quei no sono 199 pugni nello stomaco. Ecco questo mi stressa abbastanza. Lo gestisco anteponendo l’assertività e fornendo dei razionali specifici alle persone. Questo è per un dovere.
5 – Se avessi un super potere, quale sarebbe e come lo utilizzeresti sul tuo lavoro?
Nel mio ufficio sono presenti cimeli raffiguranti l’eroe che preferisco, Batman. Oltre ad adorare la trilogia di Nolan, trovo questo personaggio molto vicino al mondo HR, Batman è l’unico eroe a non avere super poteri, la sua forza è dovuta esclusivamente da un solo aspetto, la motivazione.
Questo è il super poter che vorrei sempre avere e che cerco di trasmettere alle persone che mi stanno attorno, con la motivazione si possono raggiungere risultati impensabili (e anche con la disponibilità economica di Bruce Wayne ma, ca va sans dire)
Credits Intervistatore: Sara Fuoco Instagram: @sarafuoco Intervistato: Andrea Pacecca Linkedin: Andrea Pacecca Illustrazione di: Carlotta Egidi Instagram: @carlottaegidi89