Un caffè con… Daniela Sette – Business Development Manager

Daniela è Business Development Manager di ZooCom, con quasi 20 anni di esperienza nel settore degli eventi e del marketing, maturata collaborando con aziende leader come Filmmaster Events, Conversion Agency e Casta Diva. Ha ricoperto ruoli strategici come Senior Event Marketing Manager e Director of Business Development, gestendo team multidisciplinari, sviluppando strategie innovative e garantendo risultati di alto impatto per clienti e brand.

È anche la Fondatrice di Perfect Family Travel, un progetto che offre itinerari su misura per le famiglie, trasformando il viaggio in un’esperienza personalizzata e senza stress.

Preparate un buonissimo caffè e buona lettura del martedì!


Quando tutti urlano non vince chi urla più forte, ma chi sa parlare all’orecchio

Marinoni

1 – Il tuo percorso inizia in Casta Diva, passa attraverso esperienze importanti come Filmmaster, in Conversion Agency dove hai contribuito a costruire tutto da zero e in ZooCom dove oggi sei Business Development Manager. Guardando indietro, quali sono stati i maestri o le persone che ti hanno ispirato di più? Quali insegnamenti hanno lasciato un’impronta nel tuo approccio al settore?

Penso di aver ricoperto davvero quasi tutti i ruoli che stanno intorno alla creazione di un evento, spinta dalla curiosità e dal fascino di questo mondo. Ho iniziato mentre studiavo all’università facendo la hostess, la maschera a teatro, ho fatto l’account, poi il project manager in agenzie importanti, per poi approdare allo sviluppo business. Mi manca la parte creativa, ma lì ho il terrore del foglio bianco, non credo faccia per me.

Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi professionisti, da Marco Balich, un mito nel nostro settore, ad Andrea De Micheli, un grandissimo imprenditore, e tanti altri. Ma ci sono due persone che, posso dire, mi hanno profondamente influenzato e sono stati per me dei veri e propri mentori. Il primo è Andrea Baccuini che mi assunse in Filmmaster: non volevo fare la project manager, ma secondo lui ero adatta a quel ruolo quindi nel mio scetticismo più totale accettai. Ho imparato da lui il sacrificio, la ricerca dell’eccellenza, lo spendersi per questo lavoro, le responsabilità, l’avere paura. Sì, perché avere paura può aiutare: ti porta a vagliare tutte le opzioni, i piani A, B e C, ti aiuta a circondarti dei migliori professionisti per portare a casa il risultato. 

Il secondo è Alfredo Accatino, una figura per me quasi paterna. Lui mi ha trasmesso la generosità, l’amore per questo lavoro o meglio “mestiere”, come dice lui, mi ha fatto amare quello che facevo al punto tale da non considerarlo più un lavoro. Chi fa eventi fa accadere cose, crea emozioni e questo è davvero un privilegio, non dobbiamo mai dimenticarlo.

Ancora oggi con tutti loro, nonostante le nostre strade lavorative si siano separate, resta una sincera amicizia e stima reciproca.

Oggi in ZooCom sono in un ambiente fatto di professionisti giovani, alcuni con meno esperienza di me, ma sai una cosa? Ho imparato tantissimo anche da loro, le nuove generazioni che entrano in questa Industry sono preparate (basti pensare ai tanti corsi che ci sono oggi), consapevoli anche dei sacrifici che questo lavoro richiede, tremendamente creative perchè hanno tantissimi stimoli. È da loro che viene la spinta ad osare di più, mi ricordano che c’è sempre qualcosa da imparare e qualcosa da insegnare.


2 – Il nostro lavoro vive di relazioni: coordinare un team, mantenere il dialogo con i fornitori e costruire un rapporto solido con i clienti. Come si bilancia tutto questo, e quali sono i tuoi segreti per far funzionare ogni filo della rete?

Contattare le aziende, proporre i servizi dell’agenzia, “vendere” un evento è più semplice se conosci tutto il lavoro che c’è dietro per produrlo e crearlo, e devo dire che la mia esperienza di project manager è stata fondamentale per essere credibile di fronte a direttori marketing o AD di importanti aziende. 

Ma quello che più mi ha aiutato in questi anni è creare relazioni, basate sulla generosità in primis: mi è capitato talvolta, ad esempio, di indirizzare dei clienti da un competitor se quel brief non era nelle corde della mia agenzia. Credo che sia un atto di estrema onestà nei confronti dei clienti in un mondo in cui ci si improvvisa pur di non dire di no, e ti assicuro che questa cosa è apprezzata tantissimo. E, infine, l’empatia e l’ascolto: in agenzia mi piace ascoltare, guardare, essere presente ai vari tavoli di lavoro, per interiorizzare e poter trasmettere poi ai clienti l’enorme lavoro che c’è dietro 30 slide (quando va bene) di presentazione di un progetto. Io, quando sono davanti ai clienti, sento molto il fatto di rappresentare la squadra, perché le aziende non si rendono spesso conto di quanto dispendio di energie e quanta artigianalità ci sia dietro la proposta creativa e progettazione di un evento. Non c’è nulla di standardizzato e di replicabile, ogni volta si mettono al tavolo idee e risorse differenti. 


3 – Essere mamma in un settore come il nostro, spesso frenetico e poco flessibile, è una sfida enorme. Cosa vuol dire per te? Quali difficoltà hai affrontato e in che modo sei riuscita a trovare un equilibrio tra vita personale e professionale?

Come faccio a conciliare lavoro e famiglia con 2 figli piccoli? Non lo faccio. Seriamente, ci ho rinunciato. 

Hai detto bene, è davvero complicato fare la mamma nel nostro settore, è sicuramente un rallentamento se non, per alcune, la fine di una carriera. Spesso ci si ritrova imprigionate in un part time che è nella testa dei nostri capi ancor prima che nei loro orologi. E ogni giorno devi fare l’equilibrista tra essere una professionista e una buona madre. Risultato: non riuscire ad essere soddisfatta di nessuna delle due prestazioni.

Invece bisogna cambiare lo storytelling: la maternità non è un “fatto” che accade nella vita di una donna, ma “un’esperienza” formativa. Dieci negoziazioni con un figlio sono una palestra per qualsiasi negoziazione sul lavoro, credimi! E allora, a un certo punto, capisci che non hai qualcosa in meno degli altri ma qualcosa in più. Così ho iniziato a valorizzare le mie skill e ritagliarmi un ruolo più affine ad esse. Posso dire che grazie ai miei figli ho migliorato le mie competenze. Ad esempio, quelle relazionali, come l’empatia, la comunicazione e l’ascolto, da far invidia a un manager di lungo corso; capacità organizzative utilissime, come la gestione del tempo e delle priorità; capacità di innovazione, come il pensiero laterale e la creatività. Tutte competenze che i figli allenano, affinano e migliorano ogni giorno. E poi ho ritrovato quella forza che solo i bambini hanno, di credere che tutto è possibile, ed è molto importante portarla nel lavoro oggi, perché consente di creare e far crescere progetti “più grandi di noi”.

Oggi sono in un luogo di lavoro che definirei “emotivamente intelligente”: in ZooCom sanno riconoscere e valorizzare le competenze trasversali acquisite con la genitorialità, e danno priorità al benessere e alla salute dei lavoratori “tutti”, non solo ai genitori. Questo porta benefici in primis sul clima in cui si porta avanti il lavoro, e dato che il nostro è un lavoro di team sempre (anche in team con i clienti), il fatto di avere persone serene non hai idea di quanto aiuti e venga anche apprezzato all’esterno.


4 – Per chi si affaccia oggi al nostro mondo, quali sono i tre consigli che consideri fondamentali per crescere e fare la differenza? 

Il mio consiglio personale, che è poi quello che cerco di fare da alcuni anni, è affiancare la “to do list” di quello che bisogna fare alla “to be list” per avere la lista delle cose che vogliamo diventare. Se vuoi di più devi diventare di più, se vuoi un lavoro migliore inizia a diventare una persona migliore. Posso assicurare che funziona. Il mondo del lavoro si evolve e cambia, oggi credo che non sia più lo sforzo fisico o mentale a generare valore, bensì lo sforzo emotivo. Quindi il secondo consiglio, di conseguenza, è imparare a emozionare: la parola stessa, emozione, viene dal latino, da ex=fuori movere=muovere,  letteralmente “portare fuori, smuovere”. L’emozione è la chiave che accende il motore della nostra vita. Le emozioni fanno agire, ed ecco perché oggi le persone che sanno fare emozionare valgono molto denaro. 

Il terzo e ultimo è fare network, ogni grande risultato nasce da una squadra che condivide visioni, talenti e obiettivi. Nessuno può fare tutto da solo, ed è proprio nelle connessioni che risiede la forza per fare bene questo lavoro.


5 – C’è un evento che avresti voluto organizzare o che ti piacerebbe realizzare? Come lo personalizzeresti secondo il tuo stile?

Domanda difficile, perchè ho fatto tanti eventi che mi sono piaciuti molto. Quello che ho più nel cuore è sicuramente “La Città dei bambini e dei ragazzi” a Genova, perchè è un progetto permanente dedicato ai bambini, ed è qualcosa di nuovo per me perchè siamo soliti nel nostro lavoro creare e smontare nel giro di pochi giorni, invece quello resterà, si spera, a lungo in vita. Per il futuro, vorrei realizzare un evento legato a Milano Cortina 2026, un appuntamento importante dove tanti brand vorranno essere presenti.

Per quanto riguarda lo stile… non è mai di un singolo, ogni evento porta lo stile dell’agenzia, della squadra che lo crea, e per questo che mi riesce difficile pensare a qualcosa nel “mio stile”. Oggi ti direi che lo farei in stile ZooCom.


Credits

Intervistatore: Sara Fuoco
LinkedIn: Sara Fuoco
IG: @sarafuoco

Intervistato: Daniela Sette
Linkedin: Daniela Sette
IG: @settedaniela


Illustrazione di: Carlotta Egidi
Instagram: @carlottaegidi89