Un caffè con… Maurizio Murciato – Tech & Social Entrepreneur

Maurizio è un imprenditore nel campo dell’entertainment e dell’innovazione digitale, a cavallo tra social impact e tecnologie interattive. 

Dopo oltre 10 anni nel mondo delle agenzie di eventi e comunicazione intraprende un percorso come consulente strategico per la trasformazione digitale e la corporate innovation a livello europeo, dedicandosi allo scale-up internazionale di Talent Garden, una delle più promettenti realtà dell’ecosistema tech italiano.

Fonda insieme all’agenzia DUDE la sua prima azienda: “The Impossible Society“, società specializzata nella produzione di attrazioni per parchi divertimento, titolare di uno dei primi negozi di Escape Room aperti in Italia, per poi dedicarsi totalmente al suo percorso imprenditoriale, fondando la sua seconda azienda e sviluppando un progetto di innovazione sociale no-profit.

Oggi è partner di “The Impossible Society”, “Visionary Days” e “Plesh”. 

Visionary Days” è la più grande maratona di brain-storming connessa tra migliaia di under 35 da tutta Italia, abilitata da un software proprietario con intelligenza artificiale. Un evento-movimento no-profit a impatto sociale, dedicato all’empowerment delle nuove generazioni. 

Plesh” si occupa di sviluppare soluzioni e tecnologie interattive per eventi fisici, digitali e ibridi. Casa di produzione e società di consulenza per l’innovazione e la trasformazione digitale nel mercato del Live Entertainment, specializzata in produzione televisiva, regia di live events e design di interfacce digitali.

Condivide le sue esperienze e competenze come formatore e lecturer per Università come Bocconi, Sapienza e IED.

Buon caffè del martedì!


Non resistere, non giudicare e non avere attaccamento sono i tre aspetti della vera libertà e di un vivere illuminato

Eckhart Tolle

1 –  Nel tuo percorso lavorativo e nella tua vita privata hai raggiunto tanti traguardi. Quanto è importante per te crescere, porsi degli obiettivi e raggiungerli?

Credo che (im)porre la propria crescita continua come obiettivo principale della propria esistenza sia il traguardo principale a cui una persona possa ambire. Crescita personale, professionale e spirituale, come dimensioni intrecciate di un’unica espressione umana. 

Il vero traguardo secondo me sta nel non perdere mai di vista che “crescere” è esso stesso “vivere”. 

Al contrario, sedersi su paradigmi e schemi, poltrire nella pigrizia dell’area di comfort, ritrovarsi con rimpianti del passato o – ancora peggio – passare le proprie giornate a lamentarsi, sono sintomi di malessere. 

Allo stesso modo, vivere in funzione del proprio ego, vivere la rappresentazione della propria esistenza secondo il giudizio che qualcun altro possa dare o avere, vivere una vita pensata e non vissuta, sono sintomi altrettanto negativi. 

Per questa ragione pongo i miei obiettivi come un orizzonte che sposto di continuo. Ma misuro il loro raggiungimento nel presente. Con la mia felicità.
I traguardi che ho raggiunto fino ad oggi altro non sono che consapevolezze, abilità e capacità.


2 – Sei molto competitivo e ambizioso nel lavoro. Nel tuo tempo libero invece, cosa fai e come sei?

Da quando ho deciso di dedicarmi completamente ai miei progetti imprenditoriali e no-profit ho ripreso il potere e il controllo del mio tempo. Allo stesso modo ho deciso di essere io il giudice dei miei successi e insuccessi, prima demandati a qualche modello di misurazione delle performance aziendali o al giudizio insindacabile di un capo in una piramide gerarchica.

Quindi il confine tra tempo “libero” e “non libero” per me ora è meno definito, perché sono io a decidere come gestirlo e impiegarlo e nessuno mi costringe a farlo in un senso o in un altro. Per queste ragioni il progetto no-profit che seguo ha ispirato la nascita di una delle mie aziende. O le mie dimensioni di sportivo agonista e musicista amatore hanno definito la mia carriera da imprenditore nel mondo del live entertainment. O ancora il mio impegno da formatore e docente ha modellato le mie passioni e i miei interessi.

Sono sempre stato uno sportivo e ho praticato per 20 anni a livello competitivo uno sport minore che sta letteralmente esplodendo negli Stati Uniti, si chiama “Ultimate Frisbee”. È lo sport di squadra che si fa con il famoso disco di plastica. Uno sport atletico e spettacolare che sta facendo parlare di sé in tutto il mondo anche per i suoi principi e valori legati al fair play e alla gender equality.

Infine, musica sempre nelle orecchie insieme a grandi dosi di arte, cultura e viaggi per godere e ispirarsi.


3 – Futuro e innovazione: due parole fondamentali che caratterizzano i tuoi progetti. Come immagini nei prossimi anni il nostro settore?

Stiamo assistendo a un mutamento profondo del mercato dell’intrattenimento dal vivo. Stanno cambiando non solo regole e linguaggi, ma soprattutto perimetri e competenze.

Tre mondi e che prima erano paralleli e venivano integrati, oggi stanno letteralmente collassando l’uno nell’altro, ovvero: produzione televisiva, produzione di eventi e design di interfacce digitali. 

Vedo un settore che nella sua pancia, quella delle agenzie e delle case di produzione, soffre di modelli di business maturi, non diversificati, schiacciati dai buyer e da logiche di guerra di prezzo e dumping. Il modello di business di agenzia purtroppo è raramente sostenibile se non quando c’è altissimo skill gap e asimmetria informativa tra domanda e offerta. 
E questo accade solo eccezionalmente, ovvero su industry relativamente nuove o innovative, oppure quando ci sono barriere all’entrata proteggibili, ovvero mercati ad altissima intensità di capitali o specializzazione tecnica.

Così, anche quando si investe in maniera massiccia sul branding spesso non basta e il mercato fisiologicamente si concentra con acquisizioni e fusioni per sopravvivere. I player del mercato dell’intrattenimento dal vivo dovranno quindi puntare su properties e tecnologie, ovvero asset proteggibili e scalabili. 

Inoltre dovranno diversificare il proprio modello di business in maniera sinergica e non solo differenziarsi tra di loro.

Ritengo che i nuovi hub del mercato che riusciranno ad avere in casa queste tre competenze avranno una marcia in più e un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza importante. Sarà fondamentale fare up-skilling e re-skilling di una larga fetta di operatori di un mercato che nei prossimi anni vivrà un nuovo paradigma su due direttrici principali: “ibridazione fisico-digitale” e “interattività multi-piattaforma”.

L’epoca Covid sarà ricordata come un enorme laboratorio di sperimentazione e prototipazione rapida di nuove tecnologie e linguaggi, all’insegna della disintermediazione, dematerializzazione e innovazione.


4 – Tieni in modo particolare alla formazione dei giovani, hai insegnato alla Bocconi, allo IED e alla Sapienza. Quali consigli dai ai ragazzi che oggi vogliono fare carriera nel settore dell’intrattenimento?

Ai ragazzi consiglio di partire dal ricercare quello che non vogliono diventare.
Di scoprirlo facendo esperienza su loro stessi e mettendosi alla prova con diverse realtà e dimensioni professionali.
Di guardare lo stile di vita (non la capacità di spesa) dei professionisti che eventualmente ambiscono a diventare.
Di puntare sulla velocità (anche frenesia) all’inizio, sbagliando e cambiando di continuo.
E infine di scegliere quello che piace, e che quindi verrà fatto bene, e di puntare tutto senza paura.
A quel punto di accerchiarsi di persone positive.
E di non avere mai paura di dire “non voglio”, invece di “non posso”.
E soprattutto viceversa.


5 – Se avessi un super potere, quale sarebbe e come lo utilizzeresti sul tuo lavoro?

Utilizzerei il super-potere dell’empatia universale. 

Credo che il super potere dei super poteri sia proprio quello di poter sentire con le emozioni e le sensazioni di chiunque, e sapersi mettere nei suoi panni.
Nient’altro è potente come questo secondo me.


Credits   
Intervistatore: Sara Fuoco   
Instagram: @sarafuoco   

Intervistato: Maurizio Murciato
Link: linktr.ee/mmurciato

Illustrazione di: Carlotta Egidi  
Instagram: @carlottaegidi89