Giangiacomo è direttore creativo e fondatore di Panca, una realtà con cui sviluppa progetti di comunicazione integrata utilizzando tutti i linguaggi dell’intrattenimento. Da anni lavora insieme a professionisti che arrivano da diversi mondi per realizzare esperienze memorabili e case histories di successo.
Preparate un buon caffè e buona lettura!
1 – Come inizia il tuo percorso che ti porta oggi ad essere direttore creativo? Come ti sei avvicinato agli eventi e cosa ti ha fatto appassionare a questo mondo?
È un percorso costruito nel tempo… Nessuna ‘folgorazione’, ma una serie di occasioni prese al volo, deviazioni improvvise, cambi di rotta, momenti spericolati e pause di riflessione che mi hanno portato ad essere chi sono ora. Potrei dire che ho cambiato vita diverse volte e sono altrettanto sicuro che ‘il direttore creativo’ non sarà il mio ultimo lavoro… o almeno, non solo quello.
Alla fine del liceo mi sono iscritto a Giurisprudenza, una facoltà ‘ad ampio spettro’; durante quegli anni ho lavorato nei negozi di abbigliamento della mia famiglia, sono stati anni in cui ho imparato l’arte della vendita, molto utile anche oggi. In tutto quello che facciamo si contratta, si vende, si compra qualcosa…
Poi ad un certo punto ho deciso di concentrarmi sullo studio, mi sono laureato con una tesi sperimentale insieme al Future Concept Lab sulla capacità dei marchi di diventare forti e riconosciuti e sono arrivato a Milano per frequentare l’Hdemia di Comunicazione, con un master sui nuovi linguaggi della comunicazione. Da quel momento ho cominciato a lavorare nel mondo della comunicazione, prima nell’ADV, e poi negli eventi, che mi sembravano più stimolanti e vicini al mio modo di essere. Grazie ad una rivista di settore recuperai le mail dei direttori creativi delle agenzie più interessanti e scrissi vendendomi come l’unico Copyrector sul mercato, un ‘professionista’ mitologico per metà copywriter e per metà art director. Una dichiarazione di intenti che mi ha aperto le porte al mondo degli eventi, entrando in Filmmaster.
Li ho imparato tanto, ma dieci anni fa ho fatto un nuovo passo, ho aperto la mia società: PANCA. Da allora fornisco supporto alle agenzie con idee, format e soluzioni innovative per realizzare progetti di comunicazione integrata, non solo eventi, insieme ai migliori professionisti in circolazione. Posso dire di essere felice del lavoro che faccio.
2 – Quanto ritieni che la formazione abbia influito sul tuo percorso professionale e quali sono i benefici che hai riscontrato nell’investire nel tuo sviluppo attraverso corsi, workshop o altre opportunità di apprendimento?
Una frase molto utile per cercare di far studiare i figli è: sapere è potere. È facile e funziona. E’ importante studiare, capire, guardarsi intorno, non solo nel lavoro di creativi ma in qualsiasi professione, anzi nella vita in generale. Conoscere più cose, avere più informazioni ci dà una marcia in più, ci fa leggere una situazione da diversi punti di vista, spesso ci aiuta a vedere soluzioni nuove e originali. Più cose sappiamo, più saremo creativi, almeno in potenza.
Poi c’è la formazione sul campo, che è un altro pilastro della professione: guardare, ascoltare, ‘rubare con gli occhi’; in giro è pieno di gente capace a cui ispirarsi e da cui imparare.
Allo stesso modo credo anche che sia importante il fatto di non legarsi a certi ‘dogmi’ o insegnamenti prestabiliti; è sicuramente rassicurante ripetere certi schemi ma il rischio è di fare sempre la stessa cosa ‘vestita’ ogni volta in modo diverso. È un equilibrio e un dialogo continuo tra conoscenze acquisite e sperimentazione, codici e nuovi simboli… Così tutto diventa più bello.
3 – Gli eventi di oggi hanno una forma diversa da quelli che erano gli eventi qualche anno fa. Come sono cambiati e come si sviluppano oggi? Progettazione e produzione, raccontaci come lavori ad un progetto dal brief alla messa a terra.
Fino a qualche anno fa lo sviluppo di un evento avveniva in maniera più lineare, i linguaggi erano ben definiti, l’ambito in cui muoversi era chiaro. Oggi non è così: una sfilata diventa una performance artistica multimediale, da una cena di natale viene fuori un rave Party, un evento di lancio si trasforma in un brand content… La moltiplicazione delle possibilità creative porta con sé altrettante complessità da gestire, una riguarda i processi decisionali insieme al cliente e la necessità di mettere d’accordo le diverse parti che intervengono sul progetto (ufficio eventi, ufficio adv, pr, social, brand, ecc…).
Il lavoro creativo si sviluppa soprattutto in corso d’opera; durante la fase di gara si lavora per creare un progetto che faccia centro, poi non appena inizia la produzione, il progetto prende forme nuove seguendo logiche molto più complesse che richiedono una squadra di lavoro preparata ma anche flessibile e reattiva. È determinante quindi per me saper scegliere i collaboratori, creare ogni volta il miglior team possibile per quel progetto. Il nome PANCA l’ho scelto proprio perchè accanto a me – sulla panca – si siedono quei professionisti che di volta in volta possono dare vita al miglior lavoro possibile.
4 – Proprio perché formazione e curiosità sono per te fondamentali per la crescita professionale, sappiamo che un argomento che stai studiando è tutto il mondo dell’AI. Come pensi che questo nuovo strumento rivoluzionerà il lavoro e i processi di sviluppo di un progetto?
L’Intelligenza artificiale è un’innovazione che è necessario conoscere, che mi affascina dai tempi in cui uscì il film ‘Her’ di Spike Jonze.
Sogno un’AI a cui far gestire l’incubo delle decine di mail che arrivano ogni giorno trovando una risposta intelligente per tutte, ma credo che dovremo aspettare qualche anno… Sicuramente è molto interessante per accelerare i tempi del brainstorming e per ‘non partire dal foglio bianco’, ma sulla capacità di generare idee originali, per il momento, dalla mia esperienza, direi che certamente non ha la brillantezza dei creativi con cui lavoro.
5 – Se avessi un super potere, quale sarebbe e come lo utilizzeresti sul tuo lavoro?
Ultimamente sto cercando di sviluppare il mio pollice verde, per cui vorrei riuscire a parlare con le piante. Mi aiuterebbe a capire dove sbaglio quelle volte che non riesco a farle crescere come vorrei… e poi sono sicuro che dall’alto della loro colossale evoluzione, potrebbero darmi consigli incredibili sul lavoro e nella vita. Continuo a provarci, ma al momento non ho risposta…
E poi c’è un super potere che vorrei usare di più, molto più a portata di mano: la gentilezza, che tra l’altro è contagiosa, quindi perfetta.
Credits Intervistatore: Sara Fuoco Instagram: @sarafuoco Linkedin: Sara Fuoco Intervistato: Giangiacomo Ollari Sito: www.pancaideas.com Mail: giangiacomo.ollari@gmail.com Linkedin: Giangiacomo Ollari Illustrazione di: Carlotta Egidi Instagram: @carlottaegidi89