L’intervista a Francesca Montinaro, scenografa del palco di Eurovision

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Abbiamo avuto il piacere di conoscere e fare una chiacchierata insieme a Francesca Montinaro, scenografa che ha dato vita a molti palchi e stage importanti in tv, uno tra tutti, il meraviglioso palco dell’Eurovision Song Contest 2022 che si sta svolgendo a Torino.

L’abbiamo intervistata per conoscere meglio il suo percorso e i suoi progetti.


Quando hai scoperto il mondo delle arti visive e quando hai capito che avrebbe fatto parte del tuo futuro lavorativo?

Penso che sia l’attitudine che ti si manifesta più o meno subito nella vita. Io mi ci sono trovata entro… ti racconto un episodio che mi ha segnata in tenera età. Ricordo che ero alle medie e la professoressa di Storia dell’Arte portò in classe il quadro di un artista classico con raffigurato un albero. Ci disse: “guardate questo quadro… cosa vedete?” e tutta la classe ovviamente: “un albero!”. Poi prese il quadro lo mise sottosopra e disse: “Adesso cosa vedete? Sempre un albero?”. Ecco questa sua domanda mi ha fatto riflettere ed è come se mi avesse formato, ha rivelato in me qualcosa che forse c’era già. Una semplice domanda mi ha fatto capire che sarei andata per il mondo cercando punti di vista diversi.

Il mio modo di lavorare tutt’oggi è questo, io prima costruisco le cose, a partire dai piccoli plastici o la carta, lo faccio proprio perché ho bisogno di tenere in mano il progetto, di guardarlo, di girarlo e metterlo sottosopra. L’istinto è di essere curiosa, di cercare di interpretare lo spazio. Diciamo che questa è un po’ la mia poetica.


È stato difficile il tuo percorso? Quanto è complesso farsi spazio in questo campo?

Diciamo che in tutti i settori è complesso e conta che io ho iniziato 30 anni fa…
Ancora oggi una donna trova molti retaggi culturali ed è sempre un po’ più difficile lavorare e trovare il giusto riconoscimento, sicuramente è più difficile che per un uomo. 
Immagina 30 anni fa… ricordo che arrivavo in un teatro e mi veniva indicata sempre la porta del casting, giovane, carina, forte … ero quindi una ballerina. Ecco, diciamo che una donna fa più fatica. Gli uomini fanno le cose tra di loro, noi siamo state escluse da tutto, considera che il linguaggio dei mestieri è nato totalmente al maschile e già a partire da quello escludi le donne dal potersi rivelare. 
Quindi certo… non è uguale agli uomini. Alla fine però io ce l’ho fatta!


Ricordi un momento o qualcosa che ha segnato l’inizio della tua carriera?

Mmm sinceramente no. 
Diciamo che ciò che mi contraddistingue è la tenacia, quindi quando sei una persona tenace è come se non avessi un punto di svolta… sposti sempre l’asticella un po’ più in là.
Posso dirti invece un progetto che mi ha fatto felice, quello sì.


Quale? E perché ti ha resa felice?

Sicuramente è “Invasioni Barbariche”. Mi ha resa felice perché ho lavorato con la massima libertà, sono riuscita a realizzare un lavoro corrispondente alla mia poetica.
Sai… potrebbe quasi essere questa la svolta.


Sanremo, Piazza Pulita, tanti programmi tv e quest’anno l’Eurovision. Come si arriva a lavorare su progetti così importanti?

Ci si arriva piano piano.
Io come dicevo lavoro da 30 anni e con tenacia, se ci credi le cose poi arrivano.


Raccontaci il tuo lavoro per l’Eurovision. È iniziato tutto con una gara?

Sì, è stata una gara internazionale anonima e il mio progetto ha vinto. 
La gara è durata 12 giorni ed è stato tutto molto fluido perché l’idea mi è venuta subito. Ho pensato immediatamente di parlare della creatività italiana e non della bellezza del risultato. Il mio palco parla del sole e dell’acqua, i due ingredienti che ci hanno costruito come cultura. L’acqua perchè le contaminazioni arrivano dai confini e noi abbiamo 8.000 km di confini fatti di acqua e Mediterraneo e le contaminazioni prevalentemente sono arrivate da lì. Siamo una cultura molto complessa e ho portato sul palco di Eurovision massivamente questo. Il palco è circondato dall’acqua, dal Mediterraneo, la pelle d’Italia.

Il brief era: porta la bellezza italiana, io ho portato i realizzatori della bellezza italiana con una visione positiva. Penso che la creatività sia innata nell’essere italiano e che quindi possiamo continuare a produrre bellezza in futuro e non dobbiamo parlare solo di quella passata.


Come immaginavi l’atmosfera sul palco dell’Eurovision?

Esattamente l’atmosfera delle due semifinali.


Abbiamo letto che ci sono stati dei problemi tecnici nella costruzione del palco e dei suoi movimenti.

Il palco si muove… e i problemi tecnici ci sono sempre, soprattutto quando hai un mese per mettere in piedi un progetto così grande. Se non ci fossero problemi sarebbe strano, significherebbe che hai preso un qualcosa di noleggiato o già fatto e invece questo è fatto su misura e con un mese di tempo per realizzare un oggetto di questa vastità… sarebbe assurdo pensare che non ci siano problemi! 
L’importante è risolverli, come alla fine abbiamo fatto.


Cosa si prova quando si è lo scenografo di palchi così importanti sotto i riflettori di tutto il mondo?

Devo dirti la verità… io non ho questa percezione, forse perché lo sto facendo.
Mi hai fatto una domanda curiosa perché prima camminavo tra tutte le persone, tra gruppi di cantanti e staff e dicevo tra me e me: “perché non ho nessuna emozione?” (ride). Non lo so… forse perché quando fai una cosa non te ne rendi conto. È come scrivere le poesie, mentre scrivi non te ne rendi conto… non ti accorgi dell’impatto, è strano. Sì, credo sia come scrivere poesie… le scrivi e dopo un po’ forse le capisci. 


Ti succede sempre?

No, devo dire che per il mio primo Sanremo mi sono davvero emozionata.


Raccontaci, come è stato?

È stato particolarmente divertente… ero stata un po’ burlona (ride). 
Non avevo fatto vedere effettivamente il mio progetto quindi sono rimasti tutti molto sorpresi. Nessuno mi avrebbe dato l’ok a un palco di Sanremo con tutti i fondali strappati… non potevo dirlo a nessuno! Mi sono presa la responsabilità ed è stata vincente. Forse per questo ero più emozionata…
Aggiungo che anche in quel caso era un altro tabù che cadeva perchè nessuna donna aveva fatto Sanremo e sembrava che una donna non potesse avere sulle spalle questa responsabilità… 
Dico un altro tabù perchè anche questa volta sono la prima donna a progettare il palco dell’Eurovision.


Direi che continuano ad esserci tabù e barriere che riesci a sfondare…

Direi di si…


Hai già qualche altro progetto in vista?

Il mio prossimo progetto è andare a vedere la Biennale di Venezia perché anche la mia mente ha bisogno di fare palestra!!


Credits
Intervistatore: Sara Fuoco
Instagram: @sara.fuoco

Intervistato: Francesca Montinaro 
Sito: www.francescamontinaro.com
Instagram: @franscescamontinaroartist
Linkedin: Francesca Montinaro