Il 22 aprile è stata inaugurata la mostra personale “David LaChapelle. I believe in Miracles” al Mudec di Milano, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura.
Una mostra che non vuole essere un semplice momento espositivo di questo grande artista e fotografo bensì, il risultato di un vero e proprio percorso di ricerca artistica che dura da una vita e che racconta un David LaChapelle inedito. La mostra aperta fino all’11 settembre è curata da Reiner Opoku e Denis Curti, i quali, nel testo del catalogo che accompagna l’evento, non ci parlano di una semplice mostra ma di un vero e proprio viaggio.
David LaChapelle intraprende questo viaggio verso una dimensione più profonda e spirituale già a partire dagli anni ’80 e, nel corso della sua carriera, ha sempre saputo rinnovarsi attraverso linguaggi e liturgie figlie del nostro tempo, mantenendo uno stile riconoscibile. Un marchio di fabbrica che ha a che fare con una dimensione onirica e surreale. (…) Il percorso espositivo non ha, volutamente, un andamento lineare, perché il display si riferisce a un continuo e coerente intreccio di tematiche tra loro correlate. È un continuo entrare e uscire dalle contraddizioni della nostra esistenza: dal miracolo desiderato all’inferno della contemporaneità. LaChapelle ci invita a creare nuove relazioni con le persone, con la natura, con il consumo, con la spiritualità. Un altro mondo è possibile. David LaChapelle crede nei miracoli.
Queste parole delineano pienamente questa mostra, che mette al centro uno sguardo critico dell’essere umano, lo sguardo e l’occhio di LaChapelle, lo sguardo di un uomo, lo sguardo del ragazzo che si è formato nella New York degli anni ’80 con Andy Warhol, lo sguardo di un’artista di successo che può vantare collaborazioni con Madonna, Britney Spears, Michael Jackson, Kim Kardashian, David Hockney, Angelina Jolie, Elizabeth Taylor, Hillary Clinton, Muhammad Ali, Jeff Koons, Uma Thurman, David Bowie, e che ora, con questa retrospettiva ci porta a riflettere sulla questione antropologica presente.
Oltre 90 opere tra grandi formati, scatti site-specific, nuove produzioni e una video installazione, un racconto fluido e ricchissimo di suggestioni. Opere che denunciano la vulnerabilità del pianeta, la fragilità dell’uomo, messe accanto ad un repertorio che guarda alla pop culture e lo star system del cinema, della musica, dell’arte. L’occhio di LaChapelle ci conduce verso un mondo nuovo, caratterizzato da una natura incontaminata e lussureggiante dove possono convivere spiritualità, amore e bellezza, in bilico tra sacro e profano con colori e atmosfere da cui traspare chiaramente la formazione di LaChapelle e il suo stile unico e inconfondibile.
Un viaggio che scava nella memoria e nei sentimenti, il ricordo è la chiave del percorso non cronologico, quando si ricorda infatti non lo si fa in modo razionale e ordinato, ma si viene guidati da emozioni e suggestioni, esattamente come in questa mostra. Lavori non recenti assumono una veste nuova, ancora più consapevole e matura mentre i lavori nuovi appaiono quasi profetici, concepiti nel contesto naturale delle foreste hawaiane, dove LaChapelle ha fissato la sua residenza. Gli scatti interpretano alcuni passaggi della Bibbia e sembrano dichiarare un ‘cambio di passo’.
Le ambientazioni rispetto agli anni passati si fanno meno surrealistiche e i colori meno saturi ci invitano a tornare indietro nel tempo per riflettere sui nostri valori e sul bisogno di riconoscersi anche in un nuovo mondo, frutto del ‘miracolo’.
Una mostra da visitare non solo per gli amanti di LaChapelle, ma per tutti quelli che vogliono scoprire un modo nuovo e diverso di intendere la fotografia e l'arte, fatta di emozioni, suggestioni, atmosfere e scenografie contemporanee. Da non perdere assolutamente!
MUDEC Milano
Via Tortona 56, tel. 02/54917 (lun-ven 10.00-17.00)
DATE 22/04 - 11/09/2022
ORARI Lun 14.30 ‐19.30 | Mar, Mer, Ven, Dom 09.30 ‐ 19.30 | Gio, Sab 9.30‐22.30
BIGLIETTI Intero € 15 | Ridotto € 13
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.