Un caffè con… Jo Bassani – Team builder

Eccoci con un nuovo appuntamento, oggi con Jo Bassani. Jo organizza momenti speciali per le aziende e fa divertire le persone mediante attività ludico formative. 

Abbiamo bevuto un digital caffè insieme e ha risposto alle nostre 5 domande!


Amo il mio lavoro perché semplicemente faccio giocare gli altri

Jo Bassani

1 – Se volessimo spedirti un pacco in ufficio, dove possiamo inviarlo?

Da tre anni a questa parte a Desio, in via bruno Buozzi, poiché abbiamo appunto acquisito una sede che utilizziamo sia per organizzare delle dirette streaming sia come magazzino per i nostri materiali. 

Ma prima di questi tre anni abbiamo sempre sfruttato lo smart-working poiché siamo nati nel 2008 come “vagabondi digitali” e quindi il pacco poteva essere inviato ovunque a seconda di dove si teneva l’evento. Abbiamo sempre avuto collaboratori in giro per tutta l’Italia, che erano un po’, e lo sono tutt’ora, i nostri punti di riferimento dove poter spedire materiali.

Un nostro vanto sicuramente è il nostro camper aziendale che abbiamo adibito ad ufficio e con il quale facciamo trasferte in tutta Italia. Lavoriamo molto meglio se l’ambiente di lavoro ci stimola: i nostri clienti non lo sanno ma molte gare le abbiamo vinte perché il progetto convincente e l’idea geniale erano frutto dello stile di vita positivo e stimolante del quale ci siamo sempre circondati. Faccio l’esempio del mio socio Pol, che l’anno scorso ha vinto una gara importante preparando il progetto dalla spiaggia; io invece trovo maggiore ispirazione dall’ambiente invernale e mi piace lavorare dal camper fronte piste, dopo una bella giornata sulla tavola da snow.

Di fatto quindi il nostro claim è stato sempre “lavorare senza confini” e nonostante abbiamo una sede fissa, il nostro modo di pensare il lavoro rimarrà sempre questo.


2 – Logicamente tutti i tuoi team building uniscono le persone. In quale hai sentito più forte l’unione del team dopo l’evento? Com’era organizzata l’attività?

Questa è una domanda che per quanto semplice possa apparire, è abbastanza complessa poiché è vero, tutti i team building uniscono le persone perché hanno in sé il denominatore comune del “gioco”.

Giocare è una parola che spaventa sempre le aziende poiché quando sentono questa parola hanno un po’ paura di far perdere tempo alle persone e ai propri dipendenti. Invece quello che penso e di cui sono convinto è che il gioco è parte fondamentale della formazione esperienziale, strumento in grado di accorciare le distanze ed unire le persone.

In quale sento più forte l’unione del team… personalmente ci sono due dei 120 format che proponiamo che a parer mio alla fine lasciano un valore aggiunto sotto un punto di vista del team work e dell’ottimizzazione del tempo. 

Di tutti i focus didattici che vengono sempre presi in analisi durante i team building, da svolgere indoor ti direi l’escape room che viene allestita appunto in qualsiasi sala d’hotel o saletta di workshop, in cui appunto il team deve risolvere un enigma e uscire da una stanza in 60 minuti: è un’attività molto molto adrenalinica e divertente.

Da fare outdoor invece abbiamo questo format che mi stimola molto che è il “carton race”, un’attività classica declinata alla Formula 1 nella quale traspare il concetto della suddivisione dei ruoli per raggiungere il comune obiettivo di vincere. Chi costruirà la macchina di cartone, chi l’abbellirà, per poi gareggiare. C’è anche l’ingrediente competizione che aumenta la consapevolezza di far parte di un unico e grande team.


3 – Come spiegheresti a una nonna il tuo lavoro?

Bellissima domanda perché ci capita spesso di interloquire con persone che non riescono a decifrare quello che facciamo. 
La spiegazione che darei a una nonna o ad una persona anziana è: FACCIAMO GIOCARE I GRANDI. 

Possiamo tradurlo in “attività ludico – formative che riescono ad accrescere il valore del team”, ma in poche parole facciamo giocare le persone. Quando le persone giocano, ridono, si sentono più bambini e si aprono all’altro, guadagnano fiducia, danno fiducia agli altri e, nel lungo termine migliora la qualità della vita lavorativa. 

Così è come lo spiegherei.


4 – Stai organizzando diversi team building digitali. È più complesso ottenere risultati rispetto a un evento live? perché?

Stiamo organizzando tanti team building digitali, sono stati la nostra salvezza da marzo a questa parte.

Adesso abbiamo allestito la nostra sede a set televisivo nella quale facciamo proprio delle dirette streaming in 4k, ci siamo evoluti seguendo proprio il filone di richieste che ci arrivano e ci arriveranno.

È più complesso ottenere risultati. Risponderei: dipende dall’obbiettivo. È vero: possiamo lavorare meglio su determinati obiettivi quando abbiamo eventi in presenza. C’è però da dire che in modalità virtual, possiamo concentrarci su focus didattici specifici come la comunicazione a distanza e la stessa promozione dello smart-working. In questo periodo storico stiamo rispondendo proprio a questa esigenza, creando soluzioni sotto forma di team building digital con enigmi ed indizi che potessero andare a risolvere problemi nella comunicazione a distanza e promuovere l’efficacia del team nonostante il distanziamento forzato.


5 – Se avessi un super potere, quale sarebbe e come lo utilizzeresti sul tuo lavoro?

Questa domanda mi fa molto ridere perché il mio socio mi dice sempre che io ho il super potere di calmare i clienti quando sono molto in ansia. “con questo tuo super potere con te i clienti ridono e si sentono sempre a loro agio”.

Non credo che sia un superpotere poiché utilizzo semplicemente il sorriso e la battuta per sdrammatizzare. Siamo nel mondo degli eventi e il team building è di fatto un evento. Parliamo di un mondo molto stressante nel quale abbiamo soltanto una “one shot” durante quel giorno per fare tutto bene e cerco, per questo motivo, di affrontarla sempre col sorriso e nell’ottica che dobbiamo divertirci per divertire 


Se dovessi avere un super potere probabilmente scegliere i raggi gamma di Hulk per incazzarmi quando ce n’è bisogno. Siccome appunto non mi arrabbio praticamente mai, servirebbe un po’ di arrabbiatura extra per fronteggiare delle situazioni con clienti, collaboratori o fornitori con i quali servirebbe un po’ più di polso duro.

Insomma… vorrei diventare un po’ più verde ogni tanto! 


Credits
Intervistatore: Sara Fuoco 
Instagram: @sarafuoco 

Intervistato: Jo Bassani 
Instagram: @staffteambuilding

Illustrazione di: Carlotta Egidi 
Instagram: @carlottaegidi89